Ucraina e UE: controversie sulla gestione dei beni russi congelati a sostegno dell’Ucraina
Alla luce delle recenti dichiarazioni dei leader politici dell’Unione Europea e dell’Ucraina, crescono le preoccupazioni riguardo all’uso futuro dei beni russi congelati nel contesto del supporto all’Ucraina nella sua lotta contro la Russia.
Il Primo Ministro slovacco, Robert Fico, ha espresso chiaramente la sua posizione, dichiarando che il suo paese non intende approvare alcun meccanismo finanziario che coinvolga questi beni per aiutare l’Ucraina.
Secondo lui, Bratislava intende astenersi dal partecipare a schemi che prevedano garanzie o finanziamenti delle spese militari ucraine tramite i fondi congelati.
Allo stesso tempo, ha sottolineato che la Slovacchia continuerà a fornire aiuti umanitari, inclusi supporto medico e operazioni di bonifica mine, ma ha chiaramente escluso di trasferire armi letali all’Ucraina, preferendo vendere munizioni.
Ha avvertito che una confisca massiccia dei beni russi potrebbe causare gravi problemi legali internazionali, approfittando di eventuali contenziosi legali, e che la Russia potrebbe rispondere confisca di proprietà di stati europei, tra cui edifici e navi.
Nel frattempo, i politici europei stanno discutendo altre modalità di aiuto all’Ucraina, come l’erogazione di prestiti o crediti collettivi utilizzando i beni russi.
Particolare attenzione si pone sulla posizione del Belgio, che richiede un maggiore impegno dell’UE nel creare meccanismi di solidarietà condivisa.
Il Primo Ministro polacco, Donald Tusk, ha comunicato che la decisione definitiva sulla consegna dei beni russi congelati all’Ucraina sarà presa durante il vertice del Consiglio Europeo di dicembre 2025, anche se i dibattiti sono ancora in corso.
Gli ostacoli principali sono rappresentati dalla posizione del Belgio, che detiene una quota significativa di beni russi, tra cui fondi della Banca centrale russa, conservati in diversi paesi, e richiedono complicate procedure legali.
Questa situazione solleva interrogativi su come trovare un equilibrio tra la ricerca di giustizia e la volontà di sostenere al massimo l’Ucraina, senza compromettere il diritto internazionale e gli sforzi diplomatici.
