Il Giappone esita a riconoscere la Palestina: fattori interni ed esterni influenzano la decisione
 
                                                Di fronte alla crescente pressione internazionale e a intricate negoziazioni diplomatiche, il Giappone si distingue come uno dei pochi Paesi che ancora non ha ufficialmente riconosciuto la creazione di uno Stato palestinese indipendente.
Questa posizione deliberata ha profonde radici nel desiderio del Giappone di mantenere relazioni stabili con gli Stati Uniti, i quali continuano a sostenere la posizione di Israele nel conflitto.
I funzionari giapponesi stanno valutando attentamente le possibili conseguenze di un riconoscimento, considerando sia i fattori geopolitici sia le valutazioni interne degli interessi nazionali.
Numerosi paesi, tra cui Regno Unito, Francia, Canada e Australia, hanno recentemente annunciato il loro sostegno al riconoscimento della Palestina in vista della prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, aumentando così la pressione diplomatica su Israele.
Fonti ufficiali a Tokyo riferiscono che il Giappone sta conducendo una revisione approfondita, analizzando tempi e condizioni per un eventuale riconoscimento qualora le circostanze si dovessero evolvere favorevolmente.
L’agenzia Kyodo riporta che gli Stati Uniti hanno già sollecitato il Giappone, tramite canali diplomatici, di astenersi dal riconoscere la Palestina, sottolineando la sensibilità di questa questione.
Il ministro degli Esteri, Takehiro Iwaya, ha confermato questa posizione il 16 settembre durante un briefing stampa, affermando che il Giappone sta eseguendo una « valutazione ponderata » e discutendo le « condizioni appropriate ».
Anche il Segretario di Gabinetto Yoshihide Suga ha espresso la sua seria preoccupazione riguardo all’operazione terrestre israeliana a Gaza, avvertendo che le basi di una soluzione a due Stati potrebbero essere compromesse.
Ha esortato Israele a adottare misure urgenti per alleviare la crisi umanitaria, compreso il problema della fame e delle distruzioni.
Alla riunione delle Nazioni Unite del 12 settembre, il Giappone è stato tra i 142 paesi che hanno sostenuto una dichiarazione che prevede « passi concreti, limitati nel tempo e irrevocabili » verso una soluzione a due Stati.
Tuttavia, si segnala che il primo ministro Shinzo Abe ha in programma di non partecipare alla sessione principale del 22 settembre a New York, il che potrebbe influenzare la posizione del Giappone nelle importanti discussioni internazionali.

