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Trump avvia una nuova “guerra” contro i media: crescente critica e censura al centro dei conflitti politici

Chas Pravdy - 26 Luglio 2025 09:43

Lo scenario politico degli Stati Uniti si caratterizza ancora una volta per tensioni e contrasti, con l’amministrazione di Donald Trump che intensifica la sua lotta contro i media americani e le figure dell’intrattenimento. Questa tendenza, che si è intensificata dopo i recenti incidenti, mette in evidenza quanto sia aumentata la sensibilità alle critiche tra i leader attuali. Al centro della controversia si trovano non solo giornalisti e redazioni, ma anche i creatori di show satirici, che si trovano sotto attacco e opposizione attiva. In particolare, uno scandalo si è sviluppato attorno alla popolare serie animata South Park, alle conduttrici di talk show come Steven Colbert e Joy Behar, e anche alla Paramount, società media che possiede diverse importanti attività. Tutto è iniziato con il ritorno della 27ª stagione di South Park, dopo una pausa di due anni. Nell’episodio, il presidente degli Stati Uniti viene rappresentato in modo provocatorio e umiliante, completamente nudo a letto con Satan, con il volto sovrapposto su un corpo animato grazie a una foto reale. La scena dei “genitali di Trump” viene ripetuta cinque volte nel corso dell’episodio, scatenando discussioni interne tra autori e studio. L’amministrazione Trump, incluso il portavoce della Casa Bianca Taylor Rhoades, ha risposto difendendo il presidente, definendo la serie “di terza scelta” e affermando che “Trump ha mantenuto più promesse in sei mesi di qualsiasi altro presidente nella storia del paese”, e che nessun programma può “distogliere l’attenzione dai suoi successi”. Rhoades ha aggiunto che South Park “ è al limite” e cerca di attirare attenzione con provocazioni e scandali senza grande sostanza. Nel frattempo, Trey Parker, co-creatore della serie, ha espresso nel corso del Comic-Con di San Diego pentimenti moderati: “Ci dispiace,” ha detto, con un’espressione impassibile. Durante un panel, Parker ha spiegato che Paramount aveva chiesto di sfocare l’immagine di un pene, ma lui ha rifiutato, ritenendo che la libertà artistica non debba essere censurata, anche se offensiva. Un altro tema caldo riguarda il conflitto finanziario e politico che circonda Paramount. In un episodio, la serie prende di mira un accordo tra Paramount e Trump, relativo a un pagamento di 16 milioni di dollari per risolvere una controversia riguardante il programma “60 Minutes” di CBS. Trump ha accusato i media di aver manipolato un’intervista per favorire o screditare la vicepresidente Kamala Harris. La critica si è anche rivolta a Stephen Colbert, conduttore di “The Late Show”, che ha definito il pagamento a Trump come “una grande tangente”. Pochi giorni dopo, è stato annunciato che lo show di Colbert terminerà la prossima primavera, in una decisione per motivi economici e amministrativi. La CBS ha dichiarato che la decisione è “puramente economica”, ma in ambienti mediatici circolano voci di motivazioni politiche, soprattutto con l’avvicinarsi di una fusione tra Paramount e Skydance Media, valutata oltre 8 miliardi di dollari e sotto supervisione della FCC, controllata dall’amministrazione Trump. Altre critiche sono state rivolte a Joy Behar, conduttrice di “The View”, che durante il suo show ha affermato che Obama avrebbe tentato di organizzare un colpo di stato contro Trump: “Tutto ciò nasce dall’invidia; lui invidia Obama perché è snello, intelligente, bello, felicemente sposato e canta meglio di Ella Green. Trump non lo sopporta”. In risposta, il portavoce della Casa Bianca ha definito Behar una “fallita affetta dal grave disturbo psicologico di Trump”, insinuando che i suoi ascolti siano in calo e che i suoi commenti peggiorino ulteriormente la situazione. Trump, nel frattempo, si compiace della chiusura di Colbert, denigrando le sue critiche e usando i social media per alimentare la persecuzione mediatica. Questi eventi, che vanno da discorsi acuti alla cancellazione di programmi, testimoniano di una crescente intolleranza alle voci dissidenti, in un contesto di censura e repressione dei media da parte dell’attuale regime. La domanda sul futuro della strategia di Trump per la libertà di parola e il controllo dei media rimane aperta, ma è evidente che tali conflitti di grandi dimensioni e di forte intensità stanno profondamente influenzando il panorama mediatico americano e il discorso politico nazionale.

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