Arresto di un generale libico a Tripoli: una nuova svolta nella lotta contro i crimini di guerra
Nella capitale libica, Tripoli, si sono verificati eventi di grande rilievo che hanno nuovamente attirato l’attenzione mondiale sulla necessità di perseguire i responsabili dei crimini di guerra e delle violazioni dei diritti umani.
Osama Almasri Naji, ex generale libico e ex capo della polizia giudiziaria, è stato fermato dalle autorità locali.
Questo arresto deriva da indagini internazionali in corso, in particolare condotte dalla Corte penale internazionale (CPI), che ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti per gravissime accuse di violazioni dei diritti umani, tra cui torture, abusi sessuali e omicidi di detenuti.
La procura libica ha confermato ufficialmente l’arresto, affermando che è stato eseguito sulla base di prove che attestano pratiche sistematiche di tortura e trattamento disumano nei confronti dei prigionieri nelle strutture di Tripoli.
Testimonianze e indagini indicano che il detenuto è stato coinvolto in atti di violenza contro almeno dieci detenuti, uno dei quali è morto a causa delle torture.
L’ordinanza di cattura della CPI copre una vasta gamma di crimini, tra cui crimini di guerra, crimini contro l’umanità, stupro e uccisioni di massa.
Non è la prima volta che Almasri viene arrestato: a gennaio era stato tratto in arresto brevemente a Torino, in Italia, sotto mandato della CPI, ma è stato rilasciato dopo due giorni e rimandato in Libia, con la giustificazione delle autorità italiane legata alla sicurezza nazionale.
Questo episodio ha suscitato forti critiche contro il governo italiano, accusato di aver violato i propri obblighi internazionali secondo lo Statuto di Roma, specialmente riguardo alla collaborazione con la Libia nel controllo della migrazione nel Mediterraneo.
Successivamente, i procuratori italiani hanno avviato indagini contro diversi funzionari, tra cui il premier Giorgia Meloni, per presunta complicità in crimini e uso improprio di aerei militari.
Sebbene la Libia non sia firmataria dello Statuto di Roma, ha riconosciuto la giurisdizione della CPI a maggio, aprendo così la strada a indagini sui crimini commessi nel suo territorio.
Questo caso evidenzia l’importanza della cooperazione internazionale nella lotta contro l’impunità e nella ricerca della giustizia per le vittime dei crimini di guerra nella regione.
