La Turchia probabilmente esclusa dalle forze di stabilizzazione a Gaza a causa di tensioni diplomatiche
Nel contesto della creazione di una missione multinazionale di stabilizzazione a Gaza, si prevede che la Turchia verrà probabilmente esclusa dalla partecipazione a questa operazione, in seguito alle chiare obiezioni del governo israeliano.
Israele ha comunicato apertamente di non voler vedere truppe turche coinvolte nell’operazione.
Nel frattempo, il Segretario di Stato americano Marco Rubio sottolinea l’importanza di formare forze multinazionali per evitare un vuoto di sicurezza durante la vasta fase di ricostruzione di Gaza.
La Turchia ha espresso il proprio disponibilità a contribuire con truppe, ma la posizione di Israele rimane ferma contro la loro partecipazione.
Le relazioni tra Israele e Turchia sono tese, anche a causa delle tensioni legate alla Siria, con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan che critica la leadership israeliana per essere troppo vicina ai Fratelli Musulmani e a Hamas.
L’esclusione della Turchia complicherà gli sforzi regionali per garantire la stabilità, considerando che Ankara è uno dei garanti dell’accordo di cessate il fuoco mediato da Trump ed è considerata una delle forze armate musulmane più potenti.
Oltre 68.000 persone sono state uccise a Gaza a causa dei bombardamenti israeliani, evidenziando l’urgenza di una risoluzione pacifica del conflitto.
L’Egitto dovrebbe guidare la forza di stabilizzazione, con il coinvolgimento di altri paesi come Indonesia e Emirati Arabi Uniti che chiedono un mandato del Consiglio di Sicurezza ONU, sebbene l’operazione stessa non sia una missione di peacekeeping ufficiale dell’ONU.
La coordinazione avverrà attraverso il Centro di Coordinamento Civile-Militare (CCCM), con sede a Kiryat Gat nel sud di Israele, coinvolgendo consulenti dal Regno Unito, Francia, Giordania e Emirati Arabi Uniti, inaugurato ufficialmente il 21 ottobre dalla vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris.
Il CCCM si occuperà anche di coordinare gli aiuti umanitari a Gaza, anche se i punti di transito principali rimangono chiusi.
La politica americana insiste sul disarmo di Hamas entro ‘termini ragionevoli’; in caso contrario, l’operazione sarà condotta con la forza.
Le principali missioni sono la smilitarizzazione di Hamas e la creazione di un governo palestinese transitorio, argomenti ancora molto discussi.
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha escluso la partecipazione dell’Autorità Palestinese nel Gaza post-conflitto, mentre le principali fazioni palestinesi hanno concordato di trasferire la gestione a un comitato tecnico indipendente.
Le tensioni tra Turchia e Israele sono aumentate, come dimostrano i tecnici turchi inviati per assistere nelle operazioni di recupero a Gaza, attualmente in attesa vicino al confine egiziano di ottenere il permesso di entrare.
Erdoğan sottolinea la necessità di aumentare la pressione attraverso sanzioni e embargo sulle armi per garantire il rispetto del cessate il fuoco e sostenere gli sforzi diplomatici internazionali per risolvere il conflitto.
