Minacce e sanzioni: quali segnali inviano a Putin le misure economiche occidentali
Secondo Bloomberg, per influenzare realmente il leader russo Vladimir Putin e costringerlo a cambiare rotta, sono necessarie minacce più convincenti e incisive rispetto a parole vuote e promesse.
La segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, ha annunciato piani per adottare misure aggiuntive contro le principali aziende petrolifere statali e private russe, “Rosneft” e “Lukoil”.
Tuttavia, il punto centrale resta se queste sanzioni riusciranno ad incidere sui paesi che continuano ad acquistare petrolio russo, in particolare Cina, India e Turchia, i principali consumatori di questa risorsa nel mercato globale.
Le restrizioni, in vigore dal 21 novembre, sono al momento ancora simboliche — le aziende straniere che continueranno a collaborare con questi giganti russi rischiano potenzialmente sanzioni o misure punitive, anche se nulla è garantito.
Questa situazione potrebbe dissuadere gli acquirenti indiani, che cercano vie di bypass per mantenere i flussi di importazione.
Per la Cina, la reazione dipenderà dalle direttive del governo riguardo alle operazioni delle loro raffinerie.
Tutto ciò rimane altamente incerto e improbabile che possa persuadere Putin a cambiare politica.
Nel frattempo, i prezzi del petrolio sono aumentati significativamente, in risposta alle nuove restrizioni.
La comunità internazionale, incluso l’Ucraina, continua a valutare se queste misure riusciranno ad avere un impatto duraturo sulla posizione della Russia e se gli sforzi occidentali possono diventare più efficaci.
La capacità della Russia di aggirare le sanzioni e mantenere le proprie posizioni di mercato suggerisce che la decisione finale sia ancora nelle mani di Putin, mentre i paesi occidentali continuano a sviluppare strategie e a cercare vulnerabilità nel sistema globale di commercio e sanzioni.
