Putin costretto a spendere miliardi a causa degli attacchi ucraini all’industria petrolifera russa
Le ultime notizie rivelano che il presidente russo Vladimir Putin si trova obbligato a cambiare le proprie politiche di sostegno al settore della raffinazione del petrolio a causa del intensificarsi degli attacchi ucraini alle infrastrutture di questo comparto.
Mosca ha allentato le regole sui sussidi, permettendo alle raffinerie di petrolio di ricevere miliardi di rubli di aiuto statale anche quando i prezzi mondiali dei carburanti spingono la domanda interna all’indifferenza.
Queste misure, in vigore dal 1 ottobre al 1 maggio dell’anno successivo, mirano a incentivare l’offerta domestica, ma le offensive ucraine hanno seriamente disturbato il normale funzionamento delle raffinerie, causando aumenti dei prezzi del carburante e carenze in molte regioni.
Gli attacchi hanno ridotto la capacità di lavorazione del petrolio greggio di circa il 38% (338.000 barili al giorno) a partire dalla fine di settembre, con una diminuzione del 6% in agosto e del 18% in settembre per quanto riguarda la produzione di diesel e benzina.
Di conseguenza, almeno 20 regioni, tra cui la Crimea annessa e territori occupati, stanno affrontando carenze di carburante, mentre i prezzi in Russia continuano a salire.
Gli esperti avvertono che queste interruzioni minacciano la stabilità del settore energetico russo e dell’economia nazionale.
Per approfondimenti, si consiglia di leggere l’articolo dell’economista Oleksii Plastun su ZN.UA, intitolato “Lezione magistrale dalla Russia: come rialzarsi dalle ginocchia e finire a quattro zampe”.
