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Attacco aereo a un rifugio di rifugiati in Sudan: almeno 57 civili uccisi, tra cui bambini

Chas Pravdy - 12 Ottobre 2025 07:43

Un tragico episodio si è verificato in Sudan in un contesto di grave crisi umanitaria: venerdì sera, le forze paramilitari conosciute come le Forze di Risposta Rapida (RSF) hanno condotto un attacco aereo contro un campo di rifugiati nella città di El-Fasher.

Secondo gruppi medici e di diritti umani, almeno 57 civili sono stati uccisi, tra questi 17 bambini, 22 donne e diversi neonati, in un attacco mirato che ha anche lasciato oltre venti persone gravemente ferite.

Tale avvenimento ha innescato appelli urgenti da parte della comunità internazionale, poiché la regione affronta quella che gli esperti definiscono una catastrofe umanitaria di proporzioni senza precedenti.

Rapporti ufficiali indicano che l’attacco è stato effettuato usando droni, lanciarazzi e artiglieria, mirando deliberatamente a una struttura civile situata presso l’Università Islamica di Omdurman.

Organizzazioni locali per i diritti umani hanno definito questo incidente come un “massacro” e avvertono che il numero di vittime reale potrebbe essere superiore a quanto riportato ufficialmente.

La città di El-Fasher, centro amministrativo del Nord Darfur, da mesi si trova sotto una pressione enorme, con mercati distrutti, scorte alimentari esaurite e un accesso alla aid umanitaria fortemente limitato.

L’ONU riferisce che gli abitanti sono costretti a nascondersi in rifugi improvvisati sotterranei, sopravvivendo con mangimi per animali e residui alimentari, a causa del collasso quasi totale delle infrastrutture.

Immagini satellitari analizzate dall’Harvard Humanitarian Initiative mostrano incendi sistematici di villaggi e campi profughi entro un raggio di 57 chilometri da El-Fasher, con evidenze di persecuzioni etniche principalmente contro comunità non arabe.

È stata costruita una barriera terriera di 57 km intorno alla città, che limita ulteriormente la mobilità dei civili e rende difficile l’accesso all’aiuto umanitario.

L’unico ospedale funzionante, l’Ospedale della Maternità Saudita, è stato preso di mira con lartiglieria tre volte nell’ultima settimana, provocando la morte di sei persone, tra cui un bambino.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e altre organizzazioni internazionali sollecitano la protezione immediata delle strutture mediche e condannano gli attacchi agli ospedali come ‘irresponsabili e inaccettabili’.

La Croce Rossa internazionale segnala che gli edifici sanitari in tutto il Sudan sono regolarmente presi di mira, saccheggiati o distrutti, e le ambulanze vengono bloccate o annientate.

A Khartum, tra il 70% e l’80% degli ospedali sono chiusi o funzionano al minimo.

Secondo l’ufficio del Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, tra il 5 e l’8 ottobre, almeno 53 civili sono stati uccisi negli attacchi a El-Fasher, con numeri che continuano ad aumentare.

Nonostante gli appelli internazionali per un cessate il fuoco, i combattimenti tra Sudanese Armed Forces (SAF) e RSF proseguono in aree densamente popolate, aggravando ulteriormente quella che molti definiscono la più grande crisi umanitaria del mondo.

Il conflitto sudanese si incentra sulla lotta per il potere tra le due principali fazioni militari: l’esercito sudanese (SAF) e le forze paramilitari RSF, che avevano precedentemente formato un’alleanza e condotto un colpo di stato militare, ma si sono poi scontrate in una guerra aperta per il controllo del paese.

Questo scontro ha provocato decine di migliaia di vittime, milioni di sfollati e la distruzione di infrastrutture cruciali, specie nella regione di Darfur, dove le RSF portano avanti tattiche brutali di assedio e bombardamento contro civili, ospedali e campi profughi, al fine di imporre il controllo.

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