I primi 100 giorni del governo Sviridenko: stabilizzazione, ma senza una svolta strategica
Nei primi cento giorni di governo guidato da Yulia Sviridenko si sono registrati numerosi sviluppi positivi, fondamentali per la stabilizzazione dell’economia ucraina.
In collaborazione con la Banca Nazionale e i partner internazionali, il team è riuscito a mantenere una relativa stabilità della hryvnia e a controllare l’inflazione, ottenendo obiettivi chiave in un contesto di crisi.
Sono stati rispettati gli obiettivi principali del budget senza interrompere le spese sociali e di difesa, rafforzando la fiducia di creditori interni ed esteri.
L’assistenza esterna, che supera i 13 miliardi di dollari provenienti dall’UE, dagli Stati Uniti e dal FMI, contribuisce a rafforzare la stabilità finanziaria del paese.
Inoltre, il governo ha avviato nuove iniziative per sviluppare il settore della difesa, tra cui la politica di cluster e l’aumento di produttori privati di tecnologia militare, nonché la produzione congiunta di armi con paesi NATO.
Sono state implementate soluzioni digitali come il sistema “Impulso” per migliorare la trasparenza e l’efficienza nella gestione delle risorse di mobilitazione.
A livello internazionale, la fiducia degli donatori rimane elevata, e sono stati firmati memorandum per garantire le garanzie agli investitori nell’ambito di Ukraine Facility.
Tuttavia, l’economista Bohdan Danylyshyn sottolinea che i primi 100 giorni mostrano anche problemi irrisolti e rischi che potrebbero ostacolare una stabilizzazione e uno sviluppo duraturi.
Mancano ancora una strategia economica integrata che tenga conto delle priorità di mobilitazione, di un equilibrio tra produzione militare e civile e di programmi di sostituzione delle importazioni.
Le decisioni finora adottate sono prevalentemente tattiche, senza un centro strategico di coordinamento.
La dipendenza dall’assistenza esterna — fino al 70% delle spese pubbliche — rappresenta un rischio in caso di ritardi o riduzioni del supporto internazionale.
Non è stato elaborato un piano per sostituire questa assistenza con entrate interne tramite indebitamento, investimenti o imposte.
Le riforme nel settore giudiziario, fiscale e doganale rimangono bloccate, ostacolando gli investimenti.
La politica di spesa privilegia le prestazioni sociali piuttosto che incentivare la produzione; i programmi di sovvenzioni per le piccole imprese sono spesso populisti e non generano posti di lavoro duraturi.
La coordinazione amministrativa tra i ministeri è debole e manca una chiara struttura decisionale.
Sebbene i primi mesi abbiano mostrato una certa stabilità economica, sono necessarie riforme profonde e un approccio strategico per stimolare la crescita e il recupero economico.
