I prezzi del petrolio aumentano in vista di possibili nuove sanzioni contro la Russia e tensioni geopolitiche

Chas Pravdy - 02 Ottobre 2025 13:29

I mercati energetici mondiali stanno attraversando una nuova fase di volatilità alimentata dall’instabilità persistente intorno alla Russia e al suo ruolo nell’industria petrolifera globale.

Con l’aumento delle tensioni e le tensioni dei paesi del G7 di rafforzare le sanzioni contro Mosca, i prezzi del petrolio hanno iniziato a salire rapidamente, reagendo alle nuove sfide economiche e politiche.

Giovedì 2 ottobre, il prezzo del Brent è aumentato di 20 centesimi, raggiungendo i 65,55 dollari al barile, mentre quello WTI è salito di 20 centesimi a 61,98 dollari al barile.

Entrambi i benchmark mostrano una ripresa a breve termine dopo tre sedute di calo, cosa che ha sollevato preoccupazioni sullo sviluppo dell’economia mondiale e sull’avanzo di offerta nel mercato.

Gli esperti evidenziano che parte dell’aumento dei prezzi è attribuibile a fattori tecnici, in particolare un rimbalzo dopo forti perdite nelle sessioni precedenti, quando Brent ha toccato i minimi più bassi da giugno e WTI da maggio.

Nel frattempo, i ministri delle finanze del G7 hanno chiaramente dichiarato l’intenzione di intensificare la pressione sulla Russia colpendo quei soggetti che facilitano le importazioni di petrolio russo o aiutano a eludere le sanzioni.

Inoltre, gli Stati Uniti hanno promesso di fornire intelligence all’Ucraina per condurre attacchi mirati contro le infrastrutture energetiche russe, tra cui raffinerie e oleodotti.

Tuttavia, la chiusura del governo americano ha aumentato l’incertezza economica globale, mentre le aspettative di un aumento della produzione da parte di OPEC+ e dei Paesi alleati hanno esercitato un’influenza negativa sui prezzi, limitandone la crescita.

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