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Riconsiderare i benefici dei vaccini contro il COVID-19: uno studio rivoluziona le stime precedenti sui decessi evitati

Chas Pravdy - 25 Luglio 2025 23:09

Le più recenti ricerche scientifiche e un'analisi approfondita dei dati globali mostrano che i vaccini contro il COVID-19 hanno salvato molte meno vite di quanto si pensasse in precedenza. I risultati pubblicati nel Jama Health Forum e riportati da The Telegraph indicano chiaramente che il numero reale di vite salvate durante la pandemia è molto più basso rispetto alle stime ufficiali, sollevando interrogativi sulla loro efficacia complessiva e sfidando le politiche di vaccinazione di massa. Inizialmente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità affermò che i vaccini avevano contribuito a prevenire circa 14,4 milioni di decessi nel mondo nel primo anno di campagne vaccinali. Alcune stime arrivarono addirittura a oltre 20 milioni. Tuttavia, una nuova modellizzazione condotta da ricercatori dell’Università di Stanford e colleghi italiani fornisce una prospettiva diversa: secondo i loro calcoli, circa 2,5 milioni di morti sono stati evitati a livello globale, una cifra molto inferiore rispetto a quanto precedentemente stimato. Gli studiosi hanno anche evidenziato importanti differenze tra le fasce di età. Circa il 90% delle vite salvate riguarda persone con più di 60 anni, mentre i giovani — in particolare sotto i 20 anni e tra i 20 e i 30 — hanno beneficiato molto di meno, con solo 299 e 1808 vite salvate rispettivamente. Questi risultati pongono in discussione l’uso generale di mandati vaccinali obbligatori, dato che in media sono state necessarie circa 5.400 vaccinazioni per salvare una vita, e fino a 100.000 per i giovani sotto i 30 anni. Il professore John Ioannidis dell’Università di Stanford sottolinea che le stime iniziali si basavano su ipotesi ormai obsolete e invita a concentrare gli sforzi vaccinali sui gruppi a rischio più elevato — in primis gli anziani — piuttosto che promuovere campagne di massa. Dal 2021, sono state somministrate oltre 13 miliardi di dosi di vaccino contro il COVID nel mondo, ma crescono le preoccupazioni riguardo ai possibili effetti collaterali nei giovani e nelle persone con un rischio relativamente basso di complicazioni. In Regno Unito, più di 17.500 persone hanno presentato richieste di risarcimento per danni da vaccino, segnale dei potenziali rischi per la salute. Inoltre, i produttori dei vaccini mRNA hanno inserito nelle istruzioni ufficiali avvertenze sui rischi di miocardite e pericardite, mettendo in discussione il profilo di sicurezza di questi farmaci. Lo studio ha anche evidenziato che i benefici principali sono stati riscontrati negli anziani: più del 70% delle vite salvate riguarda persone sopra i 70 anni. Nei giovani sotto i 20 anni, questa percentuale è del tutto irrilevante, meno dello 0,1%. L'ex ministro britannico David Davis ha affermato che questi risultati confermano la necessità di adottare approcci più razionali in caso di future pandemie, privilegiando le fasce vulnerabili e evitando obblighi di vaccinazione universali. In conclusione, i dati aggiornati invitano a rivedere le strategie vaccinali, concentrandosi prioritariamente sui gruppi più a rischio e adottando approcci basati sull’evidenza, piuttosto che su campagne obbligatorie di massa. Questo rappresenta una lezione importante per le autorità sanitarie e i governi nel prepararsi a future crisi sanitarie.

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