Attacco di droni al più grande deposito di petrolio in Crimea a Feodosia: un nuovo colpo agli obiettivi russi sulla penisola occupata

Nella notte tra domenica e lunedì, 6 ottobre, è stato condotto un massiccio attacco con droni sulla penisola di Crimea, occupata dalla Russia, alimentando nuove preoccupazioni sulla sicurezza nella regione.
Gli Unmanned Aerial Vehicles (UAV) hanno colpito il più grande terminal petrolifero di Feodosia, un obiettivo strategico essenziale per l’infrastruttura militare ed energetica russa.
Secondo fonti locali, l’attacco è avvenuto intorno alle 1:40 del mattino.
Successivamente, si sono verificate diverse esplosioni di grande potenza, visibili a oltre 30 chilometri di distanza.
Le fiamme scoppiate sulla base hanno provocato almeno due punti di incendi, rapidamente contenuti dai servizi di emergenza russi che hanno anche chiuso la strada Kercé, situata nei pressi del sito.
Nonostante la gravità dell’accaduto, le autorità russe in Crimea, incluso Sergey Aksyonov e il suo portavoce Konstantinov, non hanno ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali.
Ci sono inoltre segnalazioni di altri attacchi notturni: un obiettivo militare tra Eupatoria e Uzhutne, e un’esplosione vicino all’aeroporto di Kacha e in zona Andriivka, dove sarebbe stato colpito un radar anti-aereo russo.
La piattaforma petrolifera di Feodosia è la più grande di tutta Crimea ed è già stata attaccata ripetutamente in passato.
Questi attacchi hanno danneggiato significativamente la capacità dell’impianto: su 34 serbatoi, solo 22 rimangono integri.
L’attacco più devastante si è verificato ottobre 2024, quando 12 serbatoi sono stati colpiti e otto sono stati completamente incendiati, con un intervento che ha richiesto più di una settimana per spegnere le fiamme.
La base è soggetta a continui attacchi che mirano a indebolire la logistica militare russa nella regione annessa.
L’attacco recente conferma la strategia dell’Ucraina di indebolire le risorse nemiche e sabotare le capacità russe sulla penisola di Crimea.