dibattito sull’idea di un ‘Scudo di Droni’ europeo: questo progetto sarà efficace?

Chas Pravdy - 03 Ottobre 2025 09:34

L’Unione Europea è attualmente al centro di un acceso dibattito riguardo a un ambizioso e grande progetto denominato ‘Scudo di Droni’, mirato a rafforzare le capacità di difesa degli Stati membri contro veicoli senza pilota e minacce aeree provenienti dalla Russia e da altri potenziali nemici.

Sebbene la proposta appaia, a prima vista, logica e necessaria per proteggere l’unità e la sicurezza del continente, ha già suscitato numerose critiche e dubbie valutazioni circa la sua reale efficacia e la fattibilità pratica.

Durante un incontro dei leader dell’UE a Copenaghen il 29 settembre, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha presentato l’idea di creare un ‘scudo protettivo’ composto da radar e missili intercettori, in grado di individuare e abbattere droni che attraversano le frontiere — particolarmente in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia—, considerati essenziali per questa iniziativa.

Tuttavia, alcuni Stati, in particolare la Francia, più distanti dai confini russi, hanno espresso riserve riguardo alla necessità e alla convenienza di tali investimenti.

Parigi sottolinea che non esiste una barriera perfetta, capace di proteggere interamente tutte le frontiere europee, considerando la lunghezza di circa 3.000 km.

Gli esperti e alcuni politici avvertono che la creazione del ‘Scudo di Droni’ rischia di concentrare tutte le decisioni difensive a Bruxelles, rischiando di trascurare altri aspetti fondamentali della sicurezza.

Paesi come Italia e Grecia affermano che le risorse europee dovrebbero essere utilizzate per il beneficio di tutti, non solo del fronte orientale.

La Germania ha criticato duramente il piano, mettendo in dubbio la sua effettività.

L’ex Primo Ministro della Lituania e commissario alla difesa, Andrius Kubilius, stima che i costi iniziali si aggirerebbero intorno a un miliardo di euro, e che tutte le capacità necessarie possano essere sviluppate in meno di un anno.

Tuttavia, anche lui critica l’uso del termine ‘muro’, considerandolo potenzialmente fuorviante.

Gli esperti avvertono che la vera sfida non riguarda solo la creazione di sistemi di difesa contro i droni, ma anche la capacità di affrontare attacchi ibridi, la produzione di munizioni e l’istituzione di strutture decisionali efficaci in situazioni di crisi.

‘I droni rappresentano solo una parte della soluzione.

Per vincere, bisogna concentrarsi sul comando, sulla logistica e sulla capacità produttiva’, ha dichiarato l’analista Christian Melling.

Nonostante le divergenze, i leader dell’UE hanno più o meno concordato nel rafforzare le capacità di contrasto ai droni, anche se i dettagli tecnici, i finanziamenti e le scadenze devono ancora essere definiti.

Contemporaneamente, aumenta l’interesse di formare le forze armate ucraine nel settore della difesa contro i droni, nell’ambito di questo nuovo ‘Scudo di Droni’ europeo, in cui l’Ucraina partecipa già attivamente attraverso missioni in Danimarca, finalizzate a sviluppare sistemi di rilevamento e intercettazione che saranno fondamentali per la sicurezza dei futuri confini europei.

Fonte