Quasi rottura con i colossi della tecnologia: Microsoft limita l’accesso ai servizi del Ministero della Difesa israeliano nel contesto del conflitto a Gaza
Il gigante tecnologico statunitense Microsoft ha adottato una decisione che ha colpito l’attenzione mondiale, sospendendo alcuni dei suoi servizi destinati al Ministero della Difesa di Israele.
Questa mossa segue un’indagine interna che ha confermato l’uso dei servizi cloud di Microsoft per raccogliere e analizzare dati sulla popolazione palestinese.
È la prima volta in quasi due anni di conflitto a Gaza che una grande azienda tecnologica americana limita ufficialmente la collaborazione con il governo israeliano, inviando un messaggio di preoccupazione per i diritti umani e la privacy dei dati.
Nella sua dichiarazione sul blog ufficiale, il presidente di Microsoft, Brad Smith, ha evidenziato come l’indagine interna abbia rivelato l’impiego di Azure e di strumenti di intelligenza artificiale da parte delle forze militari israeliane per monitorare e processare le chiamate dei palestinesi.
Smith ha assicurato che Microsoft non fornisce tecnologie per la sorveglianza di massa dei civili, anche se esperti osservano che Israele utilizza attivamente questi strumenti per il monitoraggio, collaborando con aziende come Google e Amazon.
In risposta a tali sviluppi, le autorità militari israeliane hanno iniziato a trasferire i dati su altre piattaforme, come Amazon, che al momento non commenta la situazione.
I sondaggi negli Stati Uniti mostrano che quasi la metà degli intervistati pensa che Israele abbia oltrepassato i limiti nelle operazioni a Gaza.
Organizzazioni per i diritti umani richiedono investigazioni obiettive e la cessazione di ogni violazione, in particolare nel settore della sorveglianza digitale.
La decisione di Microsoft e la questione della sorveglianza digitale nel contesto del conflitto potrebbero creare un precedente importante per altre aziende e governi coinvolti in zone di guerra, avvertono gli esperti.
