L’Unione Europea sul filo del rasoio a causa del veto dell’Ungheria: si può fermare la manovra di Budapest?

La minaccia di una spaccatura all’interno dell’Unione Europea si fa sempre più concreta, in un contesto di conflitto protratto tra Bruxelles e Budapest.
Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha nuovamente opposto il veto alle nuove sanzioni contro la Russia, utilizzando la leva finanziaria di cui dispone.
La Commissione Europea prevede di sbloccare circa 550 milioni di euro di fondi destinati all’Ungheria, con l’obiettivo di incoraggiare il paese a revocare la propria opposizione, ma questa decisione ha riacceso le tensioni.
Budapest, che dal 2022 ha congelato attività finanziarie per oltre 22 miliardi di euro, continua a dilazionare e giustificare la propria resistenza attraverso strategie legali per accedere a parte di questi fondi.
L’Ungheria ha ripetutamente rifiutato di sostenere le sanzioni contro Mosca, motivando questa scelta con la sua forte dipendenza economica dagli approvvigionamenti energetici russi.
Fonti indicano che Orbán intende utilizzare queste risorse per rafforzare il bilancio nazionale o per manovre politiche.
Il veto ungherese non solo rende più complicata la politica europea, ma mina anche l’unità degli sforzi dell’Europa nel campo delle sanzioni contro il Kremlin.
Nel frattempo, il presidente USA Donald Trump tenta di mediare nel conflitto, senza molto successo.
Riuscirà l’Unione Europea a trovare un modo per superare la fermissima resistenza di Orbán e rafforzare la propria coesione? La domanda rimane aperta.
Le tensioni tra gli stati membri aumentano, e le decisioni future determineranno non solo il sostegno all’Ucraina, ma anche i valori condivisi dell’Europa.