Talebani imposto una censura diffusa: divieto di libri e restrizioni accademiche in Afghanistan

In un paese da tempo afflitto dalla repressione, il regime dei Talebani ha avviato una nuova ondata di restrizioni che interessano non solo il campo politico, ma anche l’istruzione e la cultura.
Un’ordinanza governativa recente ha vietato l’insegnamento e la diffusione di oltre 679 libri, molti dei quali scritti da donne o riguardanti temi femminili, insieme ad altre discipline, suscitando grande preoccupazione a livello globale.
Questa decisione rappresenta un ulteriore passo verso l’isolamento del sistema educativo afgano dagli standard internazionali e dalla comunità scientifica mondiale.
Il divieto di materiali scritti da donne viene visto come una logica prosecuzione delle politiche repressive portate avanti dal regime.
Su oltre 300 titoli banditi, molti provengono dall’Iran, tra cui libri che fungevano da collegamento tra gli studenti afgani e il mondo accademico internazionale.
Gli insegnanti e gli studenti stanno già esprimendo allarme, poiché la mancanza di accesso alle fonti di conoscenza più recenti limiterà drasticamente le possibilità di sviluppo accademico e di mantenere gli standard educativi internazionali.
Nel frattempo, la comunità internazionale e le organizzazioni per i diritti umani chiedono di revocare tali restrizioni e di tutelare i diritti delle donne e la libertà accademica nel paese.
Secondo fonti ufficiali, la Russia è stata il primo paese a riconoscere ufficialmente il regime dei Talebani, complicando ulteriormente il riconoscimento internazionale e la cooperazione.
I rappresentanti talebani affermano che queste nuove regole sono conformi ai valori islamici e mirano a proteggere le tradizioni nazionali, ma i critici le considerano atti di repressione sistematica e di controllo sui diritti delle donne.