I circoli diplomatici europei discutono la creazione di una zona cuscinetto di 40 km in territorio ucraino: opportunità e sfide

Chas Pravdy - 29 Agosto 2025 06:47

Negli ultimi giorni, i circoli diplomatici europei sono stati protagonisti di intensi dibattiti riguardo alla possibilità di istituire una cosiddetta zona di tamponamento lunga circa 40 chilometri tra l’Ukraine e la Russia.

Questa iniziativa nasce nel tentativo di individuare una soluzione praticabile per mantenere la pace e la stabilità nella regione, dopo lunghe e recenti tensioni.

Fonti, tra cui Politico, riferiscono che diverse ambasciate e diplomati europei affermano che questa proposta rappresenta una tra le varie valutate da leader militari e civili nell’ambito di un possibile accordo di pace o di un cessate il fuoco definitivo.

Tuttavia, esistono opinioni divergenti circa la profondità di questa zona, e ancora non è certo se Kiev la approverà, considerando le eventuali concessioni territoriali necessarie.

Alcune fonti sottolineano che gli Stati Uniti, al momento, non sono coinvolti nelle trattative.

La possibilità di bloccare parti del territorio ucraino per assicurare una fragile pace ha però evidenziato la disperazione degli alleati NATO, secondo gli analisti.

Jim Townsend, ex alto funzionario del Pentagono, paragona questa situazione a un tentativo estremo e afferma che la Russia non teme l’Europa e che la presenza di pochi osservatori britannici e francesi non fermerà l’invasione dell’Ucraina.

Dal punto di vista storico, i diplomatici europei confrontano questa eventuale frontiera con la divisione della Germania durante la Guerra Fredda, piuttosto che con il confine altamente controllato tra Nord e Sud Corea, tuttora ufficialmente in guerra.

Riguardo alle forze di peacekeeping, si ipotizza un contingente tra 4.000 e 60.000 soldati, anche se nessuno Stato ha ancora assunto impegni ufficiali.

L’ex presidente Donald Trump ha già escluso l’impiego di forze americane.

La strategia attuale degli Stati Uniti è di preparare una forza di risposta rapida di circa 300.000 militari per proteggere il fronte orientale della NATO da un’eventuale offensiva russa.

In caso di deploy, le forze di peacekeeping avrebbero il compito di pattugliare la zona demilitarizzata e di addestrare le forze ucraine.

Si discutono anche scenari di escalation, regole di ingaggio e il ruolo di paesi terzi in caso di opposizione di Mosca alla presenza delle truppe NATO.

Francia e Regno Unito potrebbero costituire il nucleo principale del contingente internazionale, mentre Polonia e Germania si oppongono all’invio di truppe in Ucraina, timorose di vulnerabilità crescenti.

Le nazioni europee stanno inoltre negoziando con Washington per rafforzare l’intelligence satellitare e il supporto aereo, considerando che gli Stati Uniti possiedono capacità avanzate di monitoraggio e controllo del rispetto degli accordi.

Rappresentanti del Pentagono hanno dichiarato che gli Stati Uniti assumeranno un ruolo minimo nelle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, demandando gran parte del compito agli alleati europei, il che mette in evidenza l’incertezza circa l’estensione effettiva degli impegni militari possibili.

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