Commissione Europea propone di reindirizzare gli asset russi congelati per la ricostruzione dell’Ucraina: dettagli e prospettive

La Commissione Europea sta lavorando intensamente per sviluppare un meccanismo che consenta di trasferire quasi 200 miliardi di euro di asset russi congelati in un fondo appositamente creato, con l’obiettivo di finanziare la ricostruzione dell’Ucraina dopo la fine della guerra.
Questa iniziativa audace ha suscitato ampio dibattito tra i politici europei e gli esperti finanziari riguardo alle implicazioni legali e finanziarie di tale mossa.
Fonti riferiscono che Bruxelles sta esaminando la disponibilità dei governi degli Stati membri a investire questi asset in strumenti finanziari più rischiosi, che potrebbero generare rendimenti più elevati e aumentare la pressione sulla Russia, che insiste nel continuare le ostilità.
Inoltre, tra le proposte si considera anche la confisca degli asset come forma di punizione per il rifiuto di Mosca di versare i risarcimenti post-bellici.
Tuttavia, la maggior parte dei paesi dell’UE si oppone alla confisca immediata a causa delle procedura legali complesse ed dei rischi finanziari, soprattutto perché una significativa porzione di asset russi è conservata in Germania, presso istituzioni finanziarie come Euroclear.
Durante un incontro informale dei ministri degli Esteri dell’UE a Copenaghen questa settimana, si discuterà principalmente sulle opzioni per utilizzare i ricavi dai beni sovrani congelati di Mosca.
Nei documenti preparatori, si ipotizza la creazione di un fondo speciale ispirato al Meccanismo di Stabilità Europeo (MES), che permetterebbe di investire questi fondi in strumenti più rischiosi e più redditizi, assicurando risorse aggiuntive all’Ucraina.
Questo meccanismo potrebbe anche coinvolgere Paesi del G7, come il Regno-Unito e il Canada, che sostengono fermamente la confisca degli asset russi.
I critici manifestano preoccupazioni che tali investimenti rischiosi possano portare a perdite finanziarie e ritengono che siano i contribuenti dell’UE a doverne assumere il rischio nel caso di operazioni fallite.
La posizione di alcuni paesi, tra cui Spagna, Belgio e altri, mostra una certa disponibilità a sostenere questa iniziativa, mentre la Germania si mantiene cauta a causa dei rischi legali e finanziari, soprattutto a causa della collocazione di una parte significativa degli asset russi presso Euroclear.
Un’idea interessante è la creazione di un fondo comune che potrebbe attrarre fondi anche da economie del G7, rafforzando così le risorse disponibili per l’aiuto e la ricostruzione dell’Ucraina dopo il conflitto.