Lavrov sottolinea la doppia visione su Zelensky: presidente de facto, ma senza firma di pace

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha espresso una dichiarazione significativa riguardo allo status del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, affermando che Mosca lo riconosce solamente come capo «de facto».
Nonostante ciò, Mosca ha confermato la propria disponibilità a negoziare con il presidente ucraino, ma esclusivamente nel quadro del formato di Istanbul, rivelando così una serie di sfumature diplomatiche e contraddizioni.
Lavrov ha sottolineato che, secondo la posizione russa, Zelensky rimane «il capo del regime» in Ucraina e può incontrare Putin in questa veste; tuttavia, Mosca considera che egli sia illegittimo per firmare qualsiasi accordo o documento ufficiale.
Nel frattempo, il leader russo Vladimir Putin rimane disposto a incontrare Zelensky, a condizione che i negoziati portino a risultati concreti.
Secondo Lavrov, affinché un accordo di pace sia considerato valido, la persona che firma dovrebbe essere legittima secondo la costituzione ucraina, cosa che attualmente Zelensky non è.
Ha anche osservato che gli Stati Uniti e i leader europei sono parzialmente responsabili del blocco del processo di pace, temendo sia la sconfitta dell’Ucraina che una vittoria della Russia, usando termini come «vittoria» e «sconfitta».
In una chiamata con Trump, Putin ha confermato che la Russia è pronta a riprendere le negoziazioni dirette con Kiev nell’ambito degli accordi di Istanbul, sottolineando che le garanzie di sicurezza per l’Ucraina devono riflettere gli interessi russi per raggiungere un consenso.
L’analista Volodymyr Kravchenko di ZN.UA evidenzia che Mosca non ha mai abbandonato l’idea degli accordi di Istanbul.
Tuttavia, la firma di un trattato di neutralità permanente e di garanzie di sicurezza potrebbe avere conseguenze catastrofiche per l’Ucraina se queste questioni non vengono affrontate correttamente.