La Corte Suprema conferma che le risposte dell’Intelligenza Artificiale non sono ammissibili come prove in tribunale

Chas Pravdy - 21 Agosto 2025 18:36

Nell’ambito del sistema giudiziario ucraino in continua evoluzione, l’uso dell’intelligenza artificiale come fonte di prova ha suscitato un crescente dibattito tra giuristi e professionisti legali.

La recente sentenza della Corte di Cassazione Economica, componente del Tribunale Supremo, ha stabilito con chiarezza che le risposte generate dai sistemi di IA, come Grok (sviluppato dalla società xAI) o ChatGPT (da OpenAI), non possono essere riconosciute come fonti affidabili o scientificamente validate di informazione nei procedimenti civili o commerciali.

Secondo la decisione del 8 luglio 2025, nel procedimento n° 925/496/24, i tribunali hanno sottolineato che tali risposte non rappresentano elementi probativi attendibili, poiché l’uso delle tecnologie deve limitarsi al supporto e al rafforzamento dello stato di diritto, e non può essere utilizzato come base per le decisioni giudiziarie o per la verifica di fatti.

La funzione di emettere sentenze spetta esclusivamente ai giudici, e delegare questa responsabilità alle intelligenze artificiali è considerato un abuso.

Nel caso esaminato, le risposte fornite dall’IA sono state utilizzate non per sostenere e migliorare la giustizia, bensì per mettere in discussione gli ordini e le decisioni già prese dal tribunale, in violazione dei principi fondamentali del diritto.

Di conseguenza, il tribunale ha correttamente respinto la richiesta di considerare queste risposte come prove, ribadendo che esse non costituiscono fonti scientifiche validamente riconosciute.

Tale decisione sottolinea l’importanza di preservare l’indipendenza del potere giudiziario e di riconoscere che il giudizio umano rimane insostituibile nel processo di erogazione della giustizia.

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