Droni ucraini influenzano l’industria petrolifera russa: aumento dei prezzi e distruzione delle infrastrutture

I sistemi senza pilota ucraini, ampiamente impiegati nel conflitto in corso contro la Russia, hanno causato danni significativi al settore della raffinazione del petrolio in Russia.
Gli attacchi realizzati da droni ucraini hanno generato una grave crisi, interessando non solo la produzione di carburanti ma anche l’economia complessiva del paese.
Secondo fonti analitiche, all’inizio dell’autunno di quest’anno, la Russia ha perso circa il 13% delle sue capacità di raffinazione del petrolio, risultato delle efficaci operazioni ucraini con i droni.
Di conseguenza, almeno quattro grandi raffinerie di petrolio sono state messe fuori uso, tra cui l’importante sito di Samara e le installazioni di Rosneft a Rjazan e Novokuibyshesk.
Ciò ha comportato un drastico aumento dei prezzi dei carburanti, schizzati tra il 40 e il 50% dall’inizio dell’anno, esercitando ulteriore pressione sull’economia e sulla popolazione russa.
È importante sottolineare che problemi nelle riparazioni e sanzioni internazionali rallentano il ripristino di queste strutture.
Il ministro dell’Energia, Sergei Civilyev, ha ammesso che i tempi di riparazione sono spesso ritardati a causa della carenza di apparecchiature e delle restrizioni sancite dalle sanzioni.
Nel 2022, le raffinerie russe hanno trattato un minimo di 267 milioni di tonnellate di petrolio, il dato più basso degli ultimi dodici anni, aggravando la crisi del settore.
Un fatto di rilievo è stato anche l’attacco con droni ucraini nella notte del 10 agosto alla raffineria di Saratov, uno dei principali punti nevralgici dell’infrastruttura energetica russa.
La raffineria, capace di processare fino a 7 milioni di tonnellate di petrolio all’anno, è stata temporaneamente sospesa a causa delle esplosioni e degli incendi causati dall’attacco, provocando una grave interruzione nell’approvvigionamento di carburante alle forze di occupazione.
Questi eventi mettono in evidenza il progressivo indebolimento dell’infrastruttura petrolifera russa, con conseguenze che potrebbero protrarsi nel lungo termine sulla sicurezza energetica del paese.