La Corte Anti-Corruzione condanna per appropriazione illecita di oltre 4,4 milioni di hryvnias alla studio cinematografico Dovzhenko

Il 14 agosto, la Corte Suprema Anticorruzione dell’Ucraina ha emesso una sentenza definitiva in un caso di vasta portata che coinvolge gravi episodi di appropriazione indebita e abuso di potere presso uno dei siti culturali più importanti del paese: lo Studio cinematografico nazionale O.
Dovzhenko di Kiev.
Il collegio di giudici ha analizzato attentamente tutte le prove e testimonianze raccolte, decretando la colpevolezza di due accusati di reati connessi alla sottrazione di fondi pubblici, abuso di ufficio e riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite.Secondo la sentenza, l’ex ingegnere capo della società statale «Studio cinematografico O.
Dovzhenko» è stato condannato a 7 anni e 6 mesi di reclusione.
È stato riconosciuto colpevole di aver sottratto oltre 4,4 milioni di hryvnias di fondi pubblici e di aver abusato della sua posizione ufficiale, favorendo così un arricchimento illecito.
Oltre alla detenzione, gli è stato vietato di ricoprire ruoli dirigenziali per tre anni e sono stati confiscati metà dei suoi beni.Anche l’ex direttore generale di una società privata è stato giudicato colpevole di reati di riciclaggio di denaro e abuso di potere.
La condanna supera gli otto anni di carcere, con un divieto di esercitare funzioni amministrative per tre anni e la confisca del patrimonio personale.
La sentenza diventerà definitiva dopo 30 giorni, qualora non venga appellata.Il caso è strettamente collegato agli eventi del 2018, quando lo studio ha bandito una gara per l’acquisto di apparecchiature audiovisive e televisive.
Nonostante la consegna completa doveva avvenire entro la fine del 2018, una parte delle apparecchiature è arrivata soltanto ad aprile 2019.
L’ingegnere coinvolto ha facilitato uno schema che ha portato al pagamento di oltre 4,4 milioni di hryvnias per beni che non sono mai stati consegnati.Le autorità hanno scoperto prove di irregolarità nel settembre 2022, e nel marzo 2023 sono state avanzate ulteriori accuse di riciclaggio di denaro illecito contro l’ex direttore generale.