Il gioco diplomatico tra Putin e Trump: cosa si nasconde dietro il summit in Alaska

Per la prima volta dopo oltre 18 anni, il leader del Cremlino, Vladimir Putin, ha deciso di recarsi negli Stati Uniti per partecipare a un vertice bilaterale con il presidente americano Donald Trump.
L’evento, previsto per venerdì in Alaska, rappresenta una tappa importante nel percorso diplomatico tra le due superpotenze, in un contesto di crisi internazionale, guerra in Ucraina e crescenti pressioni economiche.
La scelta di Anchorage come sede del meeting non è casuale: questa terra, un tempo parte dell’Impero russo e venduta agli Stati Uniti nel XIX secolo, simboleggia i cambiamenti di confine e l’arte della negoziazione diplomatica.
Alla luce dei recenti insuccessi militari e delle difficoltà economiche di Mosca — con un calo del 20% delle entrate energetiche e nuove sanzioni imposte dagli USA per l’acquisto di petrolio russo —, il Cremlino vede in questa occasione un modo per evitare ulteriori restrizioni, riaprire un canale di dialogo e sfruttare la volontà di Trump di concludere rapidamente il conflitto.
Gli analisti sottolineano che l’Alaska non rappresenta soltanto una posizione geografica, ma anche un simbolo di flessibilità geopolitica e di diplomazia negoziale.
Purtroppo, nonostante le ambizioni territoriali, Putin continua a perseguire obiettivi di ampliamento del territorio, nonostante le battute d’arresto militari ed economiche.
Con l’assenza del presidente ucraino Zelensky, l’incontro si concentra esclusivamente tra Stati Uniti e Russia, offrendo a Mosca un’occasione per rafforzare la propria posizione senza grandi concessioni.
Sono circolate anche voci di possibili scambi territoriali, parte di una strategia per uscire da un conflitto prolungato, simile alla “Yalta moderna”.
Kiev insiste che l’unico modo legittimo per risolvere la guerra sia un cessate il fuoco e negoziati che seguano una de-escalation, mentre Putin ha mantenuto contatti con altri leader, tra cui Xi Jinping, il presidente degli Emirati Arabi Uniti e il consigliere per la sicurezza indiano, cercando di consolidare un «mondo diviso» e alleanze strategiche.
La situazione internazionale sembra avvicinarsi a una temporanea congelazione del conflitto, che potrebbe evolversi in negoziati di lunga durata o in escalation globale.
Solo il tempo chiarirà se l’incontro in Alaska porterà a nuove alleanze e accordi o segnerà un nuovo orizzonte di tensione tra le grandi potenze.