Settore aeronautico russo di fronte a una crisi profonda: un solo aereo al posto di quindici, sfide e prospettive future

Secondo quanto riportato da Reuters, il settore aeronautico russo ha registrato un fallimento catastrofico nel 2025, causato principalmente dalle vaste sanzioni occidentali e dalle difficoltà economiche che hanno paralizzato la sua capacità di raggiungere gli obiettivi di produzione.
Invece di quindici aeroplani commerciali pianificati, nel corso di quell’anno ne è stato prodotto soltanto uno, segnando un calo drastico della produzione nazionale.
Questa situazione ha costretto le compagnie aeree russe e gli attori del settore a trovare modalità alternative per ottenere aerei e componenti vitali, ricorrendo a intermediari e aggirando le sanzioni internazionali.
La dipendenza storica da pezzi e tecnologie importati ha portato l’industria in una crisi profonda.
La mancanza di accesso ai componenti stranieri ostacola la ripresa dei processi produttivi e solleva dubbi sulla capacità della Russia di sviluppare modelli competitivi, che potrebbero richiedere anni o addirittura decenni per essere pienamente realizzati.
Dall’inizio della guerra su larga scala in Ucraina, avvenuta nel febbraio 2022, le compagnie aeree russe hanno perso il accesso diretto ad aeromobili e ricambi di Airbus e Boeing.
Attualmente, si affidano a schemi complessi di importazione indiretta tramite paesi come Turchia, Cina, Kirghizistan e Emirati Arabi Uniti.
La carenza di nuovi aeromobili ha già provocato incidenti e interruzioni operative, tra cui un incidente mortale di un Antonov An-24 del 1976 che ha causato 48 vittime, e cancellazioni di voli successive a un attacco informatico subito da Aeroflot.
I piani di rinnovamento sono stati rivisti più volte: dopo aver importato oltre 50 aeroplani nel 2021, principalmente di produzione straniera, il ritmo si è notevolmente ridotto dal 2022 in avanti.
Sono stati aggiunti solo pochi voli, la maggior parte dei quali continua a dipendere da componenti importati.
Gli obiettivi governativi sono stati rivisti più volte: inizialmente si puntava a 171 aeromobili entro il 2024–2025, poi sono stati ridotti a 21, e recentemente si ipotizza una nuova revisione.
Sergei Chemizov, amministratore delegato di Rostec, ha affermato che la produzione di massa dei nuovi modelli MC-21, SJ-100 e IL-114 non riprenderà prima del 2026, cioè con un ritardo di due anni rispetto a quanto previsto inizialmente.
Un problema particolare riguarda l’aereo MC-21, assemblato interamente con componenti russe; tuttavia, si è rivelato più pesante e meno efficiente rispetto ai modelli importati, riducendo l’interesse delle compagnie aeree ad utilizzarlo.
La Russia sta anche cercando di ottenere l’autorizzazione dagli Stati Uniti per acquistare aeromobili Boeing utilizzando fondi congelati, in un contesto di sanzioni persistenti.
Nonostante le dichiarazioni ufficiali sulla sovranità tecnologica, il paese continua a reperire parti attraverso intermediari in Turchia, Cina, Kirghizistan e Emirati, con importazioni per almeno 300.000 dollari nel 2024, inclusi componenti di Safran, Honeywell e Rolls-Royce.
I rappresentanti dell’industria assicurano di rispettare le sanzioni e di evitare transazioni illegali.
Il ministro dell’Industria, Anton Alikhano, ha riconosciuto che creare una filiera indipendente di componenti aeronautici rappresenta un compito estremamente complesso, senza precedenti nella storia mondiale.
La domanda elevata di nuovi aeromobili e la limitata capacità produttiva interna stanno già iniziando a influenzare i prezzi dei biglietti, che sono aumentati nel 2023–2024, rendendo più difficile l’accesso ai voli domestici.
Per supplire alla carenza, Mosca sta coinvolgendo compagnie di paesi vicini come Kazakhstan e Uzbekistan.
È anche importante notare che Ethiopian Airlines si è rifiutata di affittare aeromobili russi, citando preoccupazioni di sicurezza e le sanzioni in atto.