Secondo attacco allo stabilimento «Energia» nella regione di Lipetsk: un’Italia in prima linea nel sabotaggio industriale russo

Nella notte tra il 2 e il 3 luglio, la città russa di Yelets, situata nella regione di Lipetsk e a oltre 330 chilometri dal confine ucraino, è stata scossa da aspri boati che hanno svegliato e spaventato i residenti. Questo è il secondo attacco subito nel corso di quest’anno da uno degli impianti militari e industriali più strategici della zona: lo stabilimento «Energia». Secondo Andriy Kovalenko, direttore del Centro per la lotta contro la disinformazione al Consiglio di Sicurezza e Difesa ucraino, all’interno di questa struttura russa vengono prodotti elementi di fondamentale importanza per le Forze Armate russe, tra cui batterie per i sistemi missilistici «Iskander», missili da crociera e moduli usati per il controllo dei droni e la correzione delle traiettorie delle testate missilistiche. È rilevante sottolineare che questo complesso industriale aveva già subito attacchi precedenti; il 23 maggio, le forze speciali ucraine avevano impiegato droni per colpire lo stabilimento, con immagini satellitari di Planet Labs che avevano documentato danni significativi a uno degli edifici. Questi attacchi reiterati rappresentano una strategia volta a indebolire la capacità militare russa, mirando a distruggere infrastrutture chiave che sono vitali per il mantenimento dell’arsenale e della tecnologia militare della Russia, dimostrando così la determinazione di Kyiv nel sabotare le ambizioni belliche di Mosca.