L’economia cinese: potenzialità, sfide e orizzonti futuri — un’analisi approfondita della situazione attuale

Il scenario globale sta attraversando un periodo di profonde trasformazioni, con le vecchie hegemonie che gradualmente cedono spazio a nuovi centri di influenza all’interno di un sistema geopolitico ed economico in continuo mutamento. Tra questi, la Cina si distingue come un ‘gigante su piedi di argilla’ oppure come un potenziale nuovo leader mondiale. L’analisi dello stato attuale dell’economia cinese mostra che il Paese si trova in una fase di instabilità stabile — una condizione che può cambiare rapidamente per effetto di molteplici fattori interni ed esterni. Nel 2024, il PIL della Cina si aggira intorno ai 18,4 trilioni di dollari, pari a circa il 63% di quello statunitense, che supera i 29 trilioni di dollari. Tuttavia, questi numeri riflettono solo in parte la realtà, in quanto l’economia interna cinese è fortemente sottostimata, a causa di manipolazioni dei prezzi e delle politiche di cambio che nascondono la vera dimensione del PIL, stimata tra il 20 e il 30% sotto i dati ufficiali. Perciò, in base alla Parità di Potere d’Acquisto (PPA), la Cina ha ormai superato gli Stati Uniti e detiene la prima posizione mondiale. Il punto di svolta si è verificato prima della crisi finanziaria globale del 2007, quando il PIL cinese era di circa 3,55 trilioni di dollari — appena il 24% di quello USA. In due anni, questa proporzione è migliorata fino al 40%, e nel 2019 ha raggiunto il 66%. Dopo la pandemia, nel 2021, questa percentuale si attestava intorno al 75%, creando l’impressione che la Cina fosse sulla soglia di raggiungere gli Stati Uniti in potenzialità economica. Tuttavia, diversi fattori come la svalutazione dello yuan, le crisi mondiali e la pandemia hanno dimostrato che la transizione è ancora in corso e presenta notevoli ostacoli. Le storie passate, dalla Guerra Fredda sino ad oggi, mostrano come le relazioni economiche tra Cina e USA siano fluttuare a seconda degli shock esterni e delle politiche interne. La conclusione principale è che la Cina ha mostrato una notevole capacità di rafforzare le proprie posizioni durante crisi estese, guerre e recessioni globali, mentre nei periodi di stabilità o di incertezza politica il suo progresso può rallentare. Nel 2024, l’economia cinese cresce di circa il 5%, ma questa crescita è frenata da varie sfide: il calo demografico, la frenesia dei consumi interni e la diminuzione degli investimenti esteri. Tuttavia, il Paese ha continuato a puntare massicciamente sull’alta tecnologia — veicoli elettrici, semiconduttori e robotica — per mantenere un vantaggio competitivo nelle catene del valore globali. L’investimento in produzione industriale e infrastrutture aumenta, mentre gli investimenti diretti esteri in alcuni settori diminuiscono; parallelamente, la Cina cerca nuove fonti di capitale attraverso obbligazioni speciali e strumenti finanziari internazionali. La problematica demografica, in particolare il rapido invecchiamento della popolazione, rappresenta una sfida critica, poiché una forza lavoro invecchiata indebolisce il consumo interno e l’economia nel suo complesso. Attualmente, il 61% della popolazione cinese è in forza lavoro, mentre il 16% ha oltre 65 anni. La mancanza di un efficace sistema pensionistico universale aumenta la pressione sulle giovani famiglie, che devono sostenere parenti anziani, influenzando negativamente il livello di spesa interna. Per affrontare questa sfida, la Cina potrebbe riformare le sue politiche sociali, introducendo pensioni universali e incentivando il potere d’acquisto interno. I recenti censimenti mostrano un incremento significativo delle aziende private e dell’occupazione nei settori secondario e terziario, con oltre 33 milioni di entità legali e quasi 429 milioni di occupati — numeri che superano le popolazioni di UE e USA messe insieme, smentendo così teorie di sovrappopolazione. In generale, la Cina non rivendica ancora la supremazia globale, ma mira a dominare l’Eurasia, puntando sulle nuove tecnologie e sul mercato interno, soprattutto in Asia. Il suo percorso ricorda quello delle nazioni occidentali di cinquant’anni fa, quando si spostarono da un modello basato sulla produzione a uno più orientato al consumo. Questa transizione avviene in un contesto di crisi dei modelli sociali occidentali tradizionali, che faticano ad adattarsi alle nuove realtà economiche. Mentre la Cina si dirige verso quello che si può definire un “grande mercato”, le economie occidentali sembrano invece faticare a mantenere la loro posizione dominante, segnando un cambiamento nell’equilibrio economico globale.