Strategia profonda di mascheramento del gas: gli sforzi della Russia per rientrare nel mercato dell’UE e il complesso gioco di interessi politici ed economici

Nel contesto di una grave crisi energetica causata da sanzioni e interruzioni nelle forniture russe, i paesi dell’Unione Europea si trovano ad affrontare nuove sfide in materia di sicurezza energetica. La Russia, malgrado le difficoltà finanziarie e la pressione internazionale, cerca attivamente di riottenere una posizione nel mercato del gas europeo tramite manipolazioni strategiche e schemi complessi. Al centro di questa strategia c’è quello che si definisce 'mascheramento del gas', una manovra che coinvolge consegne di risarcimento e accordi occulti volti a bypassare sanzioni e ostacoli politici. Le aziende energetiche europee, che hanno vinto cause legali contro Gazprom per circa 18 miliardi di euro, mirano a recuperare le somme dovute. Solo l’azienda tedesca Uniper deve ricevere 13 miliardi di euro secondo una sentenza dell’arbitrato di Stoccolma. Nel frattempo, Gazprom resiste attivamente ai pagamenti diretti, ritardando e bloccando l’esecuzione delle decisioni arbitrali, ma alla fine dovrà rendere conto dei propri debiti. Considerato lo stato finanziario precario della Russia e i fallimenti nel sostituire il mercato europeo con rotte asiatiche, Mosca utilizza strategie aggressive per riacquistare influenza. Ciò include manovre con l’Azerbaigian, l’Iran e altri percorsi, anche se la loro efficacia rimane limitata e serve principalmente come campagna di relazioni pubbliche. Per raggiungere questo scopo, la Russia ricorre a inganni e 'mascheramenti', come l’uso pianificato del transito azero camuffato come forniture legittime tra l’Azerbaigian e la Russia, che è fallito per diverse ragioni. Con l’obiettivo di riprendere il controllo del mercato europeo, Gazprom propone un nuovo concetto: pagamenti in gas naturale tramite consegne di risarcimento—forniture di gas 'in natura' equivalenti alle somme dovute. Secondo il piano, ciò potrebbe coinvolgere circa 70 miliardi di metri cubi a un prezzo stimato di 271 euro per 1000 m³, in linea con i prezzi di esportazione previsti dalla Russia per il 2025. Ufficialmente, questo schema potrebbe ridurre la pressione finanziaria su Gazprom e permettergli una parziale rioccupazione nel mercato dell’UE attraverso accordi ingannevoli. I paesi europei e le aziende coinvolte mettono in discussione la legittimità di questo schema, insistendo sul rispetto degli obblighi contrattuali originari e opponendosi alle manovre politiche motivate da interessi geopolitici. Le capacità infrastrutturali rimangono limitate—la maggior parte dei gasdotti, incluso Nord Stream 2 per ora, sono inattivi a causa di controversie politiche. La Polonia, pienamente impegnata ad escludere il gas russo, richiede anche 1,55 miliardi di euro a Gazprom per inadempimento nel contratto Yamal-Europe. Lo scenario ottimistico per Mosca consiste nel creare illusioni di cooperazione, usando strumenti come possibili cause giudiziarie di miliardi di euro o pressioni politiche sull’Ucraina per mantenere i flussi di transito e ottenere le relative tariffe. Mentre Bruxelles continua a imporre divieti sul gas russo, la Russia cerca di mantenere la propria influenza tramite meccanismi indiretti e occulti, sfruttando anche la guerra in Ucraina come leva politica decisiva. In generale, la strategia energetica russa dimostra la sua incapacità di adattarsi rapidamente e di cambiare approccio, affidandosi invece a schemi sofisticati progettati per mantenere influenza e interessi finanziari nonostante sanzioni e isolamento internazionale. Ucraina e UE devono rimanere vigili, opponendosi a ogni tentativo di strumentalizzazione energetica per fini politici e militari, e difendendo la propria sovranità contro minacce ibride e pressioni economiche.