La Serbia riprende parzialmente le esportazioni di munizioni in vista dei tesi colloqui internazionali

Chas Pravdy - 24 Giugno 2025 18:21

Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha annunciato l'intenzione del Paese di revocare parzialmente le restrizioni alle esportazioni di munizioni imposte il giorno prima a causa delle crescenti tensioni internazionali e dei dibattiti interni. La decisione ha rappresentato un passo significativo nel contesto del crescente interesse per il settore della difesa del Paese, che ha innescato un'ondata di discussioni sia nella regione che al di fuori di essa. È importante notare che il leader serbo ha sottolineato che la decisione finale sulle esportazioni di armi spetterà esclusivamente al principale organo di sicurezza, il Consiglio per la Sicurezza Nazionale, composto da alti funzionari, tra cui il presidente, il primo ministro, il ministro della Difesa e il ministro degli Interni. Secondo Vučić, questo organo determinerà quali Paesi e con quale status possono ricevere armi serbe, e saranno create le cosiddette "liste nera, grigia e bianca" dei Paesi destinatari. La decisione di riprendere le esportazioni di munizioni era attesa da tempo, poiché i produttori serbi erano stati precedentemente costretti a sospendere le forniture a causa di restrizioni interne ed esterne. Vučić ha osservato che, sebbene in precedenza fosse stato introdotto un divieto all'esportazione di eccedenze militari, questa misura aveva creato seri problemi al Paese, ma ora deve essere revocata a causa delle esigenze finanziarie e sociali del settore della difesa. Il presidente ha sottolineato che la decisione di sospendere temporaneamente le esportazioni è stata presa in relazione alle crescenti tensioni internazionali e alle sfide politiche, in particolare nel contesto del conflitto in Medio Oriente e della situazione in Ucraina. Vučić ha ammesso che il suo Paese stava subendo pressioni esterne e interne, soprattutto dopo l'annuncio di lunedì della sospensione delle esportazioni di munizioni. Il funzionario ha aggiunto che sono previste manifestazioni presso gli impianti di produzione della difesa per dimostrare la necessità di riprendere le forniture, poiché le fabbriche dipendono dai ricavi dei prodotti per la difesa per garantire i salari e la sopravvivenza economica. Sottolineando ancora una volta la complessità della situazione, Vučić ha assicurato che il Paese cerca di regolamentare le esportazioni, tenendo conto degli interessi sia globali che locali. Allo stesso tempo, ha osservato di stare discutendo la possibile vendita di munizioni a Paesi che hanno partecipato a conflitti militari con le relative strutture diplomatiche e di sicurezza. Le sue parole sono arrivate alla vigilia di intensi dibattiti internazionali sorti intorno alla partecipazione della Serbia alla fornitura di prodotti per la difesa nel contesto dei conflitti mondiali. In particolare, la questione è rimasta di attualità grazie alla reputazione storica del Paese di attore neutrale, che allo stesso tempo potrebbe fungere da mediatore per gli accordi di difesa internazionali. Nell'agosto di quest'anno, i servizi segreti e i centri di analisi russi hanno iniziato a lamentarsi del fatto che le aziende di difesa serbe avrebbero ignorato la loro neutralità e continuato a trasferire munizioni, in particolare all'Ucraina. Lunedì Mosca ha ribadito queste accuse, definendo la questione una delle più delicate per la Russia e la difficile situazione diplomatica nella regione. In precedenza, il presidente serbo Vučić ha affermato che il Paese non ha nulla in contrario a rivendere munizioni a intermediari che poi le utilizzano per consegnarle a vari Paesi, tra cui l'Ucraina. Ciò crea un ulteriore livello di complessità nelle relazioni con gli attori transnazionali e mette in luce quanto il Paese stia dibattendo sull'equilibrio tra la propria sicurezza, lo sviluppo economico e gli obblighi internazionali. Pertanto, la Serbia sta attualmente rivedendo la propria politica di difesa, cercando di trovare un compromesso tra gli interessi economici interni e le sfide alla sicurezza globale. La decisione finale sull'esportazione di munizioni sarà un segnale importante per la comunità internazionale e, allo stesso tempo, dimostrerà il grado di stabilità politica interna del Paese sullo sfondo delle crescenti tensioni nella regione e nel mondo.

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