La Bielorussia, sotto pressione dagli Stati Uniti, ha liberato altri 13 prigionieri politici: un passo verso il dialogo

Chas Pravdy - 21 Giugno 2025 17:40

In un contesto di relazioni diplomatiche tese tra Bielorussia e Stati Uniti, nel giorno della visita programmata dell’Inviato Speciale americano Keith Kelleogg a Minsk, il regime bielorusso guidato da Aleksandr Lukashenko ha compiuto un passo importante: sono stati liberati altri 14 detenuti politici, tra cui il noto oppositore Siergej Tikhanovskij. Questo rappresenta un segnale significativo che giustifica i tentativi di mediazione diplomatica e gli sforzi possibili per migliorare i rapporti tra i due Paesi. Secondo le stime delle organizzazioni per i diritti umani, in particolare “Viasna”, tra i liberati ci sono non solo Siergej Tikhanovskij — marito di Sviatlana Tikhanovskaja e figura chiave dell’opposizione bielorussa — ma anche altri cinque prigionieri politici. Tra loro figurano Nataliia Dulina, Igor Kornei, Halina Krasniańska, l’attivista giapponese-bielorusso Akihiro Gaievskij-Hanada e Kirill Balakhonov. Questo rappresenta, senza dubbio, un passo importante verso il distensione della tensione interna e la dimostrazione di un possibile dialogo politico. Fonti di corrispondenti di “European Truth”, citando l’edizione bielorussa “Nasha Niva”, riferiscono che questa liberazione è avvenuta proprio prima della visita a Minsk di Keith Kelleogg — Inviato Speciale della Casa Bianca presso il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. I diplomatici statunitensi sottolineano che si tratta di un gesto simbolico, volto a migliorare le relazioni con il regime bielorusso, le cui fredde relazioni sono da tempo oggetto di critica internazionale. Il vice capo della comunicazione di Kelleogg, John Cole, ha commentato: “La forte leadership dell’amministrazione di Donald Trump in questa situazione ha contribuito al rilascio di 14 prigionieri politici dai carceri bielorussi. Vorrei ringraziare il governo lituano per la loro attiva collaborazione e supporto — rimangono nostri alleati affidabili e amici in questo processo”. Evidentemente, un elemento fondamentale di questo gesto è stato il sostegno della Lituania, che da tempo si schiera a favore di un maggiore pressure sul governo bielorusso sulla questione dei diritti umani a livello internazionale. Secondo “Viasna”, i liberati sono già accompagnati verso la Lituania. Proprio lì, in una prospettiva a breve termine ancora indefinita, sono stati trasferiti da esperti della comunità umanitaria e dei diritti umani internazionali. Questo, senza dubbio, apre un nuovo capitolo di collaborazione tra Stati Uniti, Lituania e l’opposizione bielorussa. Ma cosa ha preceduto questa decisione e rappresenta un segno di una lenta liberalizzazione dell’autoritario regime in Bielorussia? Una possibile testimonianza di ciò è stata la visita a Minsk del 21 giugno dell’inviato speciale di Trump, Keith Kelleogg, che ha incontrato il presidente autoproclamato Aleksandr Lukashenko. Secondo le informazioni fornite dai diplomatici, l’amministrazione americana discute da tempo strategie per disancorare la politica bielorussa dall’influenza di Mosca e avvicinarla ai valori e agli standard dell’Occidente, sebbene con possibili residui di difficoltà e ostacoli. In generale, questo fatto indica un cambiamento serio negli approcci diplomatici e potenzialmente nuove possibilità di dialogo. È evidente che Washington mira non solo a punire il regime di Lukashenko per le sue repressioni, ma anche a creare condizioni per una situazione politica più aperta nel Paese, coinvolgendo anche i partner europei nel processo. Dopo le crisi invernali e primaverili nella società e nella vita politica bielorussa, il rilascio dei prigionieri politici si configura come uno dei primi segnali inaspettati di una possibile svolta politica da parte del regime. Al contempo, le maschere sono cadute — questo passo indica sia pressioni esterne sia la volontà del sistema autoritario di mantenere un certo controllo sulla situazione, ma anche un certo avancée diplomatica. Approfondendo il contesto, si può ipotizzare che i leader degli Stati Uniti e i loro alleati europei vogliano sfruttare questa situazione per aumentare la propria influenza nella regione, favorendo un graduale distacco di Bielorussia dall’influenza russa in campo politico ed economico. Per il regime attuale, questa modesta concessione potrebbe rappresentare il primo passo verso un dialogo più complesso, ma anche una possibile base per ulteriori compromessi diplomatici e interni. Di conseguenza, gli eventi attuali possono essere visti come uno dei vari passi diplomatici e interni possibili nella strategia a lungo termine di trasformazione del clima politico bielorusso. Ovviamente, bisognerà ancora attendere le iniziative ufficiali o pubbliche correlate, ma una cosa è chiara: nei rapporti tra Minsk e Washington si è avviato, forse, una nuova fase, di cui gli esiti potrebbero cambiare significativamente il panorama politico del Paese.

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