Il leader delle forze di opposizione in Ungheria ha lanciato una vasta critica riguardo al cosiddetto “referendum” di Viktor Orbán sulla questione di sostenere l’Ucraina

Chas Pravdy - 21 Giugno 2025 11:33

Secondo il capo del partito “Tisa”, Péter Mádár, il processo di sondaggio organizzato dal governo di Viktor Orbán è più una delusione dell’illusione che una vera espressione di volontà degli ungheresi. In un ampio comunicato pubblicato sui social network Facebook, Mádár ha lasciato trasparire tutta la sua emozione ricordando la partecipazione senza precedenti, che a suo dire non ha superato le 600 mila votanti – e inoltre, chiaramente falsificata. Questa, secondo lui, rappresenta il peggior risultato nella storia di tutte le consultazioni nazionali organizzate dal governo, e ha aggiunto che ciò può soltanto portarci alla conclusione della totale inefficacia della politica di Orbán riguardo alla mobilitazione dei cittadini su argomenti di importanza cruciale per il Paese. “Anziché incontri aperti e trasparenti, discussioni e dibattiti, il governo si è limitato ad inviare lettere e a lanciare una massiccia campagna pubblicitaria, finanziata con circa 10 miliardi di forint – cioè circa 28,6 mila dollari statunitensi”, ha sottolineato il politico. Secondo lui, quei fondi avrebbero potuto essere impiegati in modo molto più razionale, ad esempio per la riparazione degli ospedali, il miglioramento del sistema sanitario o la modernizzazione dell’infrastruttura ferroviaria. Questo spreco di risorse, a suo avviso, rappresenta un esempio di corruzione e disinteresse per l’utilizzo responsabile delle risorse statali, mentre i problemi reali del Paese vengono ignorati dall’establishment. Péter Mádár ha evidenziato che le azioni del governo non sono tanto un tentativo di ascoltare la voce del popolo, quanto una manipolazione dell’opinione pubblica e un ignorare i bisogni effettivi dei cittadini. “Il fallimento, un governo corrotto, l’assenza di un dialogo reale – questo è ciò che caratterizza questa campagna di facciata”, ha affermato. Il contesto di questo scandalo risale alla primavera di quest’anno, quando il primo ministro Viktor Orbán annunciò l’organizzazione di una cosiddetta “consultazione nazionale” circa la politica di sostegno all’Ucraina e il suo adesione all’Unione Europea. Il 19 aprile sono iniziati in tutto il Paese l’invio delle schede di voto, che invitavano direttamente gli ucraini a votare contro l’ingresso del Paese nell’UE. Orbán stesso ha votato pubblicamente contro questa proposta, suscitando critiche da parte degli oppositori. Particolarmente scoppiettante è stato un video pubblicato dalla sua alleata, Alexandra Szentkirályi. Nel video, un personaggio che richiama lo stile della propaganda, parlava della minaccia crescente del traffico di organi umani, del traffico di esseri umani e della droga in caso di ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea. Qualche giorno dopo, Orbán ha diffuso un altro video, nel quale invitava a non sostenere l’adesione dell’Ucraina all’UE e suggeriva la possibilità che i cittadini ungheresi fossero coinvolti nel conflitto, come parte della sua strategia politica di formare l’opinione pubblica. Queste azioni evidenziano attivamente le ambizioni interne del primo ministro ungherese, che cerca di sfruttare le attuali misure anti-Putin e la crescente opposizione all’integrazione europea per rafforzare la propria posizione in vista delle elezioni. Contestualmente, tali iniziative sono oggetto di critica da parte dell’opposizione, che accusa il governo di manipolazione e di mancanza di un’autentica collaborazione con il popolo. Insomma, la situazione attorno al “referendum” e alla politica di Orbán verso l’Ucraina sottolinea ancora una volta la polarizzazione della società ungherese e la lotta per il sostegno pubblico. Il fallimento delle intenzioni governative, la dipendenza dalla propaganda e i fondi oscuri della campagna generano sempre più dubbi sulla reale volontà dell’establishment e sulla sua capacità di rispondere adeguatamente alle sfide del momento. In un contesto in cui l’idea di un’integrazione europea dell’Ucraina rimane un tema di attualità e di grande attualità per molti paesi, il comportamento del governo ungherese continua a mettere in discussione la sua affidabilità e la sua volontà di essere un partner responsabile e aperto all’interno della comunità europea.

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