Alcuni paesi dell’Unione Europea intendono rafforzare le proprie politiche di sicurezza nei confronti dei cittadini russi, potenzialmente in risposta all’aggressione russa contro l’Ucraina

Chas Pravdy - 20 Giugno 2025 08:34

Nell’ambito della cooperazione e considerando le attuali sfide geopolitiche, i paesi dei paesi baltici, della Scandinavia e la Polonia hanno espresso il 19 giugno, a Tallinn, una posizione comune riguardo a una possibile restrizione dell’ingresso nella zona Schengen per i cittadini russi coinvolti nella destabilizzazione della situazione in Ucraina, che abbiano commesso omicidi e causato distruzioni. Si tratta di un ulteriore passo nella strategia dell’Europa di ridurre l’influenza della Russia nei processi interni della regione e di rafforzare la sicurezza. Secondo Igor Taro, ministro degli Interni dell’Estonia, in Russia ci sono centinaia di migliaia di cittadini che hanno partecipato a operazioni militari contro stati sovrani europei. «Dobbiamo assumere una posizione chiara e confermare che queste persone non hanno il diritto di viaggiare liberamente all’interno della zona Schengen. Non prevediamo di rilasciare loro permessi di soggiorno, visti o altri documenti che possano aprire loro la strada verso l’Europa, poiché l’attività umana del loro gruppo, che ha distrutto e ucciso, rappresenta una seria minaccia alla sicurezza di tutti i cittadini della nostra regione», ha sottolineato il ministro. Ha aggiunto che tale divieto deve rimanere in vigore indipendentemente dal fatto che le operazioni militari attive in Ucraina siano terminate o meno. Si segnala che questa questione è stata discussa in forma stretta insieme ai colleghi europei e ai rappresentanti della Commissione Europea. Alla riunione hanno partecipato il commissario UE per gli affari interni e la migrazione, Magnus Brunner, e anche delegati del servizio di frontiera Frontex, che si occupa della tutela dei confini esterni dell’Unione Europea. Ciò dimostra un alto livello di interesse e coordinamento su questioni di sicurezza e migrazione. Il contesto di tali iniziative è una vasta discussione sulla politica migratoria e sulla sicurezza nell’UE. In particolare, il ministro degli Esteri polacco, Radosław Sikorski, recentimente ha affermato che l’Unione Europea dovrebbe adottare misure restrittive nei confronti dei diplomatici russi — e che questo esempio dovrebbe essere seguito da Polonia e Repubblica Ceca, che hanno già attuato misure simili. A sua volta, lo scorso anno, l’Ungheria ha annunciato un’iniziativa per accelerare le pratiche di rilascio di visti per cittadini di otto paesi, tra cui Russia e Bielorussia, prevedendo procedure semplificate senza controlli di sicurezza approfonditi. Budapest ha dichiarato che molti di questi cittadini saranno impiegati nella costruzione di centrali nucleari utilizzando tecnologie russe, suscitando forte indignazione e critiche da parte di altri membri dell’UE. In risposta, il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, ha assicurato che la decisione di semplificare le procedure di visto non mette in discussione l’integrità della zona Schengen e non rappresenta una minaccia diretta alla sicurezza europea. Quindi, tutte queste iniziative indicano un percorso verso politiche migratorie e di sicurezza europee più restrittive. L’obiettivo è minimizzare i rischi per la sicurezza interna e prevenire possibili tentativi di aggirare le restrizioni stabilite. Al contempo, questa mossa evidenzia il crescente incremento delle tensioni geopolitiche tra l’Europa e la Russia, considerando che si progettano misure anche da parte di rappresentanti di stati che sono in prima linea nella resistenza contro la Russia, al fine di proteggere le proprie popolazioni e prevenire potenziali minacce.

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