Israele si prepara a un’operazione di terra rischiosa nel caso in cui gli Stati Uniti non supportino la distruzione dell’obiettivo nucleare iraniano a Fordow

Chas Pravdy - 19 Giugno 2025 04:33

Secondo una fonte affidabile di Axios, le forze militari israeliane e i vertici politici stanno discutendo attivamente uno scenario di operazione di terra rischiosa contro la più protetta installazione nucleare dell’Iran — il deposito di Fordow, situato nel cuore di una catena montuosa a sud di Teheran. Nel caso in cui gli Stati Uniti rifiutino di effettuare un attacco aereo su questo obiettivo strategico, Israele è pronto a intraprendere autonomamente questa mossa rischiosa, coinvolgendo forze speciali e tecnologie avanzate. Fonti riferiscono che uno degli argomenti più radicali discussi nell’entourage dell’ex presidente Donald Trump è la possibilità di un’operazione terrestre qualora Washington decidesse di non eseguire un bombardamento aereo. Al centro dell’attenzione c’è una potente base segreta a Fordow, integrata direttamente nelle montagne, che ne renda difficile la distruzione con metodi standard. Secondo fonti, consulenti ed esperti militari dell’entourage di Trump hanno esaminato vari scenari di impiego di forze per infiltrarsi in questa area estremamente fortificata. In particolare, si sottolinea che, pur disponendo in arsenale di bombe nucleari da 16 tonnellate (MOP) e di bombardieri strategici B-2, capaci di distruggere anche le strutture più robuste, in caso di mancato supporto degli Stati Uniti all’iniziativa israeliana, la decisione finale spetterà al comando delle forze speciali israeliane. Come evidenzia Axios, la situazione si complica perché la leadership americana potrebbe completamente evitare di partecipare a un’operazione terrestre, lasciando le forze israeliane da sole nel fronteggiare un obiettivo estremamente difficile. Tuttavia, alcuni ambienti israeliani notano che il controllo dello spazio aereo iraniano faciliterebbe molto l’esecuzione di tale operazione, riducendo la possibilità che tutto si limiti a un intervento aereo. Una fonte di Washington riferisce che Israele avrebbe informato l’amministrazione Trump circa la possibilità di un’penetramento operativo nel complesso di Fordow mediante risorse specializzate e umane, nel caso in cui i bombardamenti risultassero inefficaci a causa delle difficoltà di penetramento nelle strutture sotterranee. Questo dimostra un impegno profondo da parte delle forze israeliane nel distruggere questa componente nucleare “in cemento armato”, poiché un’eventuale sottovalutazione del rischio potrebbe portare alla distruzione stessa del complesso. Il precedente di tale scenario sono le operazioni condotte l’anno scorso da operatori delle forze speciali israeliane, che avevano praticamente demolito obiettivi del programma nucleare iraniano in Siria. In condizioni di controllo dello spazio aereo israeliano, combinato con elevata mobilità e dotazioni tecniche, questa prepensionismo contro i rischi inevitabili viene considerato anche dagli analisti militari. In questo contesto di scenari a elevato potenziale, non si può ignorare l’aspetto politico. L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha già dichiarato di considerare la possibilità di sostenere gli sforzi israeliani per colpire gli obiettivi nucleari iraniani. Al contempo, il leader supremo iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei, ha rilasciato una dura dichiarazione: qualsiasi intervento da parte delle forze statunitensi potrebbe portare a conseguenze irreversibili e complicazioni serie per Washington. Ha avvertito che ogni supporto militare degli USA a queste operazioni causerebbe un “danno irreparabile” agli Stati Uniti e aumenterebbe la minaccia per la regione e la sicurezza globale. In definitiva, la situazione intorno alla centrale nucleare di Fordow si fa sempre più tesa. Si rischia una nuova escalation del conflitto, mentre la comunità internazionale osserva con grande preoccupazione gli sviluppi degli eventi. Kyiv e le altre capitali mondiali monitorano attentamente le possibili conseguenze di un’ipotetica operazione, che potrebbe cambiare gli equilibri nel Medio Oriente e influire sulla sicurezza globale in generale.

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