Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump esprime dubbi sulla possibilità di successo di un futuro attacco contro le infrastrutture nucleari iraniane, riferiscono fonti autorevoli

Chas Pravdy - 19 Giugno 2025 11:39

Secondo quanto riportato dalla testata "European Pravda", che cita il quotidiano britannico The Guardian, la decisione sulla possibile impiego della forza militare contro l’Iran si trova sotto seri dubbi anche nei più alti cerchi. Secondo le fonti, durante recenti consultazioni con rappresentanti del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, il presidente ha espresso una posizione critica riguardo all’efficacia probabile di un attacco statunitense agli obiettivi nucleari a Teheran. In particolare, si è discusso del fatto che nessuno degli scenari pianificati garantisce la completa distruzione degli impianti di arricchimento dell’uranio, come quello situato a Fordo — importante per il programma nucleare iraniano. Tra i piani militari più discussi vi è l’uso della cosiddetta bomba antitunnel GBU-57, dal peso superiore a 13,6 tonnellate, che, secondo le stime preliminari, potrebbe rivelarsi efficace nel distruggere un obiettivo puntuale. Tuttavia, nonostante la fiducia nella capacità di questa arma di neutralizzare un determinato bersaglio, Trump non era convinto dell’efficacia totale delle operazioni. Di conseguenza, le decisioni pertinenti sono state posticipate, mentre il presidente ha mantenuto la massima cautela sull’uso della forza. Come precisano le fonti, si attende che la minaccia di intervento militare possa avere un impatto strategico e psicologico su Teheran — potrebbe fungere da leva nelle negoziazioni diplomatiche, spingendo la leadership iraniana verso nuovi compromessi politici. Allo stesso tempo, nei circoli militari si svolgono accese discussioni sulla tipologia di armi da impiegare e sulla loro efficacia. La preferenza per armi di alta precisione con profondità di penetrazione elevata probabilmente esclude l’impiego di armi nucleari tattiche, i cui piani reali non sono mai stati comunicati ufficialmente ai vertici, come il ministro della Difesa Piero Gergeset e il comandante delle Forze armate unite generale Dan Caine. Secondo fonti di intelligence, per distruggere l’impianto di Fordo sarebbe necessario colpirne preliminarmente il sottosuolo con bombe convenzionali sganciate da B-2, e solo successivamente impiegare armi nucleari tattiche — uno scenario attualmente escluso dalla politica di Trump. L’amministrazione statunitense si concentra sull’uso di munizioni convenzionali altamente precise nelle future operazioni — questa strategia, secondo gli analisti, permetterebbe di posticipare di almeno alcuni anni il programma iraniano di arricchimento dell’uranio per scopi militari. Tuttavia, tale scenario non è in grado di distruggere completamente il programma nucleare iraniano, che rimane quindi una minaccia potenziale. Secondo il "Wall Street Journal", in recenti colloqui privati con i collaboratori di Trump si sarebbe discusso della possibilità di sostenere un’operazione militare contro l’Iran attraverso sanzioni militari. Tuttavia, il presidente americano ha deciso di attendere, per verificare se Teheran abbandonerà autonomamente il proprio programma nucleare. Allo stesso tempo, l’agenzia Bloomberg riporta che le forze armate si stanno preparando a un possibile attacco nelle prossime giorni, suggerendo la serietà delle intenzioni dell’amministrazione. In generale, rimane aperta la questione di quanto gli Stati Uniti siano pronti a rischiare direttamente in un conflitto con l’Iran, e quale ruolo giochino i loro alleati, in particolare Israele. Nelle dichiarazioni pubbliche, Trump si astiene finora dal sostenere apertamente o dal respingere l’idea di un’operazione militare su larga scala, lasciando uno spazio per manovre diplomatiche e decisioni strategiche future.

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