Le prime ore del mattino e gli ultimi giorni hanno evidenziato un notevole inasprimento dell’attività militare degli Stati Uniti nella regione del Medio Oriente, che non è passato inosservato all’attenzione di analisti internazionali e services segreti

Chas Pravdy - 18 Giugno 2025 11:46

È risultato che negli ultimi tre giorni un grande gruppo di aerei militari americani, tra cui – in particolare – aerei di rifornimento e da trasporto a lungo raggio, sono stati trasferiti da basi negli Stati Uniti alla regione europea nel contesto dell’aumentata tensione tra Israele e Iran. Secondo fonti di agenzie di informazione, in particolare riferendosi a BBC Verify e alla piattaforma analitica Flightradar24, più di trenta aerei militari, almeno sette – tutti dello stesso tipo, KC-135 – sono passati attraverso aeroporti in Spagna, Scozia e Regno Unito, effettuando soste per rifornimento o manutenzione tecnica. Questi mezzi aerei, destinati al rifornimento di caccia e bombardieri, operano attivamente nella regione, permettendo di supportare rapidamente le forze in caso di escalation del conflitto. Un altro aspetto interessante è rappresentato dal fatto che il sistema di monitoraggio dei voli ha segnalato che sei dei suddetti aerei non hanno una destinazione finale definita, mentre uno di essi è atterrato sull’isola greca di Creta. Secondo fonti non ufficiali, alla fine della giornata lavorativa del 17 giugno, questi aerei sono stati registrati a est della Sicilia, il che potrebbe indicare il loro spostamento verso i principali teatri di guerra nella regione. Analizzando questi eventi, gli esperti ipotizzano che tale movimentazione attiva dell’aviazione militare possa essere avvenuta sullo sfondo di nuovi round di attacchi tra Israele e Iran, attualmente in fase di escalation. Al momento, tuttavia, manca un’informazione ufficiale che confermi un collegamento diretto delle operazioni militari statunitensi con il conflitto in corso o – al contrario – un tentativo di deterrenza e pressione diplomatica. Decisivo nel campo dell’informazione sono state anche le dichiarazioni di analisti ed esperti militari. Ad esempio, l’analista senior dell’Istituto RUSI, Justin Brunk, ha commentato che un’attività di questo tipo rappresenta un “fenomeno estremamente insolito” per questo tipo di mezzi militari, aggiungendo che potrebbe indicare che gli Stati Uniti si stanno preparando a un intervento su vasta scala o stanno sviluppando scenari di emergenza nella regione. Brunk ha sottolineato che tale movimentazione con alta probabilità mira a creare un’incertezza diplomatica e strategica supplementare, che potrebbe spingere l’Iran a riconsiderare la propria posizione nei negoziati sul programma nucleare. Inoltre, l’ex viceammiraglio e ex comandante delle forze armate irlandesi, Mark Mellett, ha osservato che tali azioni potrebbero far parte di una strategia di “incertezza strategica”, volta a fare pressione sull’Iran, costringendolo a concession e nel contesto di potenziali negoziati diplomatici. Parallelamente allo spostamento della componente aerea, a Washington si segnala anche una riorganizzazione di mezzi logistici e combattenti: in particolare, la portaerei USS Nimitz è stata trasferita nel Medio Oriente dal Mar del South China Sea, e anche caccia F-16, F-22 e F-35 sono stati inviati per aumentare la presenza militare. Nel frattempo, secondo i media, anche le forze britanniche sono diventate più attive nella regione, effettuando ulteriori trasferimenti di diversi aerei da combattimento e altri mezzi per rafforzare le misure di sicurezza nel Medio Oriente. Se si aggiungono le dichiarazioni di politici americani, tra cui l’ex presidente Donald Trump, la situazione diventa ancor più tesa. Recentemente, Trump ha sorprendentemente lanciato minacce contro l’Iran e il suo leader spirituale, Ali Khamenei, dichiarando l’intenzione di sostenere Israele nelle “operazioni di combattimento finale” e minacciando di usare la forza per neutralizzare obiettivi nucleari iraniani. Ciò suggerisce che la tensione nella regione potrebbe potenzialmente evolversi in un conflitto di vaste proporzioni, qualora gli sforzi diplomatici non portassero a risultati concreti. Di fronte a questi eventi, l’élite politica e militare degli Stati Uniti e dei loro alleati sta attivamente valutando possibili scenari di azione futura, preparando le opzioni di intervento. Resta quindi da osservare come si svilupperà la situazione nel Medio Oriente e nei suoi dintorni, poiché qualsiasi mossa da entrambe le parti potrebbe cambiare notevolmente lo squilibrio di potere e la sicurezza globale.

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