L’Iran cerca di tornare ai negoziati nucleari con gli Stati Uniti: nuove informazioni e possibili scenari di sviluppo
Secondo fonti autorevoli, tra cui esperti americani ed europei, Teheran sta entrando in una nuova fase del dialogo diplomatico, con l’obiettivo di riprendere il processo negoziale riguardante il suo programma nucleare. Secondo quanto riportato da The Wall Street Journal e citato dal portale "Europa Verde", i rappresentanti iraniani, attraverso mediatori arabi, hanno trasmesso ai principali attori della regione e dell’Occidente un segnale: il paese è pronto a tornare al tavolo delle trattative. Allo stesso tempo, secondo queste fonti, l’Iran insiste affinché gli Stati Uniti e Israele cessino l’escalation di violenza e accettino un percorso diplomatico per risolvere il conflitto. Al momento si osserva che Teheran nelle sue comunicazioni sottolinea la disponibilità al dialogo "a condizione che Washington non partecipi all’operazione militare israeliana nel territorio della Palestina”. Questa rappresenta una delle condizioni chiave, poiché l’Iran desidera evitare un’escalation del conflitto e mantenere opportunità per futuri negoziati. Allo stesso tempo, secondo le fonti, la parte iraniana ha valutato che il cessate il fuoco attivo le permetterebbe di ottenere un “periodo di respiro” — un’opportunità di riorganizzare le forze e rafforzare le proprie posizioni sulla scena internazionale. Una componente importante di questo mosaico diplomatico è anche l’interesse strategico di Teheran nel mantenere la possibilità di conservare i vantaggi nel proprio programma nucleare. Secondo fonti rese pubbliche da diplomatici arabi, l’Iran sta considerando la possibilità di accelerare l’arricchimento dell’uranio e ampliare le proprie attività nucleari, nel caso in cui i negoziati con gli Stati Uniti non abbiano prospettive di rapida ripresa. Ciò desta preoccupazione tra gli esperti regionali e occidentali, poiché tali mosse potrebbero complicare qualsiasi risoluzione diplomatica e aumentare i livelli di tensione nella regione. Interessante notare che, in relazione agli ultimi eventi, si ricorda che fino a metà della scorsa settimana gli sforzi diplomatici portati avanti dall’amministrazione Donald Trump sono stati praticamente sospesi. È stata una sorpresa il ritiro dell’Iran dal processo negoziale prima di un’ulteriore ondata di conflitti, causati dall’escalation militare israeliana in Medio Oriente. Si sa che, in precedenza, l’Iran aveva rifiutato la possibilità di riprendere il dialogo con Washington, specificando che la sua posizione era motivata dal sostegno degli USA alle azioni militari israeliane e dalla politica delle sanzioni. D’altro canto, gli esperti ricordano che proprio durante la fase di forte diplomazia sotto l’amministrazione Trump, gli Stati Uniti cercavano di tornare all’accordo nucleare con Teheran — ma ciò era stato ostacolato dalle posizioni dure dell’Iran riguardo all’arricchimento dell’uranio e al suo programma nucleare. Tuttavia, dopo che l’amministrazione di Joe Biden ha preso la direzione di riconsiderare l’accordo, anche il processo negoziale si è arenato. Un contesto importante è che gli operatori iraniani affermano che il sostegno dall’Occidente è rimasto incerto, e ogni nuova escalation potrebbe portare a una ulteriore intensificazione del conflitto. Già qualche tempo fa, fonti diplomatiche di alto livello avevano dichiarato che un accordo tra Iran e Israele potrebbe essere possibile non solo nel quadro della stabilità regionale, ma anche nel contesto di sforzi diplomatici globali. In particolare, l’ex presidente USA Donald Trump ha affermato su Truth Social che sarebbe stato lui l’unico a poter favorire la pace tra questi paesi. Le sue parole esprimono la speranza che la diplomazia possa diventare l’unico percorso per stabilizzare la situazione, ma tutti gli attori riconoscono che al momento la situazione rimane complessa e imprevedibile. In conclusione, si può dedurre che la parte iraniana, nei propri rapporti diplomatici con gli Stati Uniti, percepisce la possibilità e il desiderio di tornare ai negoziati, ma attualmente predominano le paure di una nuova escalation del conflitto e i fattori che complicano il dialogo diplomatico. Non si esclude che le questioni più delicate — qualsiasi decisione riguardo al programma nucleare, le azioni immediate di Israele e le risposte da parte dell’Iran — possano tornare ad essere al centro dell’attenzione internazionale, confermando la complessità e la multivocità dei negoziati globali e regionali contemporanei.