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Gli Stati Uniti rifiutano di sostenere la riduzione del limite massimo di prezzo sul petrolio russo, suscitando preoccupazioni tra politici ed esperti europei

Chas Pravdy - 14 Giugno 2025 04:51

Lo riporta l'accreditata agenzia di stampa Bloomberg, facendo riferimento a fonti diplomatiche e istituzionali. Il rifiuto di Washington a questa iniziativa ostacola i tentativi dell’Unione Europea e della Gran Bretagna di adottare un meccanismo efficace per limitare i ricavi della Russia dalla vendita di petrolio, una componente chiave della loro strategia diplomatica nel mantenere la pressione su Mosca attraverso sanzioni economiche. Secondo quanto scritto da Bloomberg, gli Stati Uniti sono categoricamente contrari a una riduzione del limite massimo di prezzo sul petrolio russo, contraddicendo direttamente gli obiettivi principali degli alleati del "G7" – ovvero ridurre i flussi finanziari verso il bilancio russo, utilizzati per finanziare l'aggressione contro l'Ucraina. Questa decisione, secondo le fonti, dipende in gran parte dalla volontà politica della leadership americana, in particolare dal presidente Donald Trump, anche se recentemente l’amministrazione non ha mostrato disponibilità a riconsiderare la propria posizione, espressa già durante il vertice dei ministri finanziari del G7 all’inizio di quest’anno. La loro rigidità su questo punto si spiega con la volontà degli Stati Uniti di mantenere il controllo sul mercato energetico globale e con le politiche nei confronti della Russia. Mentre l’Unione Europea e la Gran Bretagna sostengono la riduzione del limite massimo di prezzo sul petrolio russo da 60 a 45 dollari al barile, per diminuire i ricavi di Mosca e ridurne la capacità di finanziare operazioni belliche in Ucraina, Washington resta inattaccabile sulla posizione adottata. Secondo una delle fonti di Bloomberg, i leader europei stanno valutando la possibilità di agire autonomamente e senza l’adesione degli Stati Uniti, riducendo il limite di prezzo senza il supporto americano. "Poiché la maggior parte delle forniture di petrolio russo transita vicino alle acque europee, tali decisioni potrebbero avere un certo impatto. Tuttavia, senza la cooperazione degli alleati, in particolare degli USA, l’efficacia sarebbe notevolmente ridotta", commenta una delle fonti. L’idea è che un accordo internazionale profondo e coordinato, coinvolgendo tutte le nazioni del G7, potrebbe rafforzare significativamente l’efficacia delle misure sanzionatorie. La questione ha una sua storia: come già riportato da "Europa Today", nell’ambito del 18° pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea si considera la possibilità di abbassare il limite massimo di prezzo sul petrolio russo da 60 a 45 dollari al barile, per limitare il finanziamento della macchina bellica russa. Nel frattempo, l’Ucraina ha recentemente fatto appello ai partner europei affinché riducano ulteriormente il limite di prezzo, fino a 30 dollari, sottolineando la necessità di intensificare al massimo la pressione su Mosca. Prevedendo un possibile rifiuto degli Stati Uniti di sostenere ulteriori riduzioni del limite di prezzo, l’UE non esclude la possibilità di agire autonomamente e di decidere su questa questione senza coinvolgimento degli Stati Uniti. Questo potrebbe diventare uno degli elementi chiave di una nuova ondata di misure sanzionatorie contro la Russia, con tutti gli sforzi indirizzati a intensificare la pressione economica e a bloccare i finanziamenti alla guerra. Tuttavia, la situazione resta tesa e resta aperto il dibattito se l’Europa e la Gran Bretagna riusciranno a seguire una propria strada di riduzione dei limiti di prezzo senza il supporto statunitense, complicando così la cooperazione internazionale nella lotta per limitare i ricavi russi dalla vendita di petrolio.

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