Le notizie dei media americani riferiscono della preparazione di una evacuazione parziale dell’ambasciata statunitense in Iraq e della possibilità di permettere alle famiglie dei militari di lasciare la regione a causa delle crescenti minacce alla sicurezza in Medio Oriente

Chas Pravdy - 12 Giugno 2025 02:54

Questa decisione è stata presa in risposta alla situazione tesa, che da tempo attraversa la regione, causando un aumento significativo dei prezzi del petrolio e attirando l’attenzione della comunità internazionale sugli eventi nella zona. Secondo informazioni dell’agenzia Reuters, diverse fonti americane e irachene stanno già lavorando alla preparazione di un’evacuazione parziale e al possibile rilascio di permessi per le famiglie dei militari di lasciare le aree di attività militare in Iraq e altri paesi del Medio Oriente. I dettagli riguardanti le specifiche minacce o le ragioni che hanno portato a questa decisione restano riservati, poiché fonti anonime non ne hanno fornito le informazioni. Nei comunicati si segnala che le oscillazioni dei prezzi del petrolio sono aumentate bruscamente – oltre il 4% – in risposta alle speculazioni sulla possibile evacuazione e sull’aumento delle tensioni militari. La portavoce della Casa Bianca, Anna Kelly, ha dichiarato ufficialmente che l’amministrazione statunitense revisiona regolarmente le questioni relative alla presenza del personale americano all’estero. Ha sottolineato che la decisione di evacuare è il risultato di un recente riesame della situazione di sicurezza e rappresenta un’azione precauzionale volta a proteggere i funzionari delle strutture diplomatiche del paese. Nel frattempo, il Ministero della Giustizia degli USA ha riferito che il presidente Donald Trump è stato informato di questo passo, il che indica la serietà della situazione e il crescente livello di preoccupazione tra le alte sfere di Washington. Un rappresentante dell’amministrazione ha aggiunto che l’ambasciata americana a Kuwait rimane aperta e continua a operare normalmente, senza modificare le proprie politiche di personale a causa della situazione complessa. L’aumento delle tensioni nella regione, in un contesto di conflitto durato ormai oltre un anno e mezzo, ha suscitato particolare preoccupazione nella comunità internazionale. Dopo 18 mesi di intense battaglie a Gaza e con la prospettiva di un’espansione del conflitto tra Israele e Palestina, la situazione in Medio Oriente si è complicata ulteriormente a causa di appelli di paesi e alleanze militari ad adottare estrema prudenza e prepararsi a scenari non prevedibili. L’escalation delle tensioni persiste anche nel campo internazionale. Il presidente degli USA, Donald Trump, ha ripetutamente avvertito l’Iran sulla possibilità di un attacco in caso di ulteriore aggravarsi della situazione o di inadempienze di Teheran alle richieste di modificare il proprio programma nucleare. In un’intervista pubblicata mercoledì, ha dichiarato di non credere troppo nella capacità della leadership iraniana di fermare l’arricchimento dell’uranio, che rappresenta una condizione fondamentale per un accordo diplomatico. Sempre mercoledì, alti ufficiali militari iraniani hanno fatti dichiarazioni pubbliche dichiarando la disponibilità a rispondere in ogni modo, incluso militarmente, ad un eventuale attacco contro il paese. Aziz Nasirzadeh, ministro della Difesa iraniano, ha sottolineato che qualsiasi attacco da parte degli USA sarà risposto con un contrattacco contro le basi militari americane nella regione. Ciò ha ulteriormente acuito la tensione e alimentato le tensioni diplomatiche e militari. Gli Stati Uniti mantengono una presenza militare significativa nella regione. Il paese dispone di basi in Iraq, Kuwait, Qatar, Bahrain e Emirati Arabi Uniti, creando una potenziale capacità di reazione in caso di escalation del conflitto. Secondo fonti di alto livello, il segretario della Difesa, Pitt Gagotis, ha già approvato un piano di evacuazione delle famiglie dei militari da alcuni siti militari nel Medio Oriente, tra cui le basi in Bahrain. Per quanto riguarda le specifiche azioni, si stanno organizzando procedure per un’evacuazione cauta e ordinata del personale delle missioni diplomatiche americane dall’area. È prevista anche la possibilità di utilizzare mezzi di trasporto civili per l’esfiltrazione, ma le forze armate sono pronte a intervenire a tutela di chi si trovi in pericolo. Per questo motivo, sono in corso consultazioni e monitoraggi tra Washington e Londra. “Prepareremo ogni scenario, compresa un’eventuale evacuazione dei nostri diplomatici”, hanno riferito fonti diplomatiche e militari. Finora, non ci sono segnali di una minaccia diretta alla sicurezza a Baghdad, Iraq, dove il governo ha dichiarato che la situazione è sotto controllo e che non ci sono ancora rischi di attacchi contro i diplomatici stranieri. Contemporaneamente, le basi aeree statunitensi in Qatar, in particolare Al Udeid, che rappresenta la più grande base militare nel Medio Oriente, continuano a operare normalmente senza modifiche o allarmi di evacuazione. In generale, la situazione in Medio Oriente rimane tesa e potenzialmente esplosiva. Le autorità e gli esperti militari stanno lavorando per ridurre i rischi, ma fattori imprevedibili e rapidi sviluppi possono alterare gli eventi in qualsiasi momento. Si prevede che tutte le parti seguiranno attentamente gli sviluppi e agiranno in base alle nuove sfide per evitare un’ulteriore escalation e garantire un ambiente sicuro per cittadini ucraini e stranieri nella regione.

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