RIFIUTO DI FRANCIA E BELGIO DALLA SOSTEGNO AL PIANO DELLA COMMISSIONE EUROPEA PER L’AUTONOMIA ENERGETICA DALLA RUSSIA: ANALISI PROFONDA DELLE CONSEGUENZE POLITICHE ED ECONOMICHE

Chas Pravdy - 04 Giugno 2025 09:33

Nel contesto di sfide geopolitiche stringenti che si pongono davanti all’Unione Europea a causa della guerra della Russia contro l’Ucraina e delle minacce alla sicurezza energetica, gli Stati membri cercano attivamente vie per ridurre la dipendenza dal gas russo. Tuttavia, finora non tutti i paesi sostengono una strategia unitaria, e alcuni manifestano consapevolmente rifiuti decisi di risorse energetiche russe. In particolare, Francia e Belgio hanno apertamente espresso il proprio dissenso ai piani della Commissione Europea riguardo alla cessazione totale dell’importazione di gas russo, suscitando significative preoccupazioni nei circoli politici ed economici dell’UE. Secondo fonti pubblicate dalla testata Politico e confermate da "La Verità Europea", questi due paesi richiedono a Bruxelles garanzie aggiuntive e valutazioni più dettagliate delle possibili conseguenze di tale passo. Insistono non solo su un’analisi più approfondita degli aspetti economici e giuridici, ma anche sulla ricerca di alternative al gas russo. La Francia, uno dei maggiori importatori europei di GNL russo, sta già attivamente diversificando le fonti di energia, sviluppando, in particolare, forniture di gas liquefatto dal Qatar. Il ministro dell’Energia francese, Marc Ferracci, ha recentemente sottolineato in un’intervista che lo Stato mira a trovare fonti di approvvigionamento più sicure e stabili, pur temendo rischi legali e possibili cause legali da parte di strutture russe, che potrebbero sorgere in caso di rescissione dei contratti. Secondo dati, la società francese TotalEnergies ha firmato un contratto con il russo Novatek per la fornitura di gas fino al 2032, e detiene anche una partecipazione nel progetto Yamal — uno dei più grandi impianti di GNL al mondo in Siberia. Il governo belga, a sua volta, intende continuare a ricevere e conservare GNL russo almeno fino al 2035, manifestando preoccupazioni per le possibili ripercussioni economiche e richiedendo rapporti dettagliati sulla valutazione dell’impatto delle future misure. Il ministro belga dell’Energia, Mathilde Bie, ha accennato che, prima di accettare qualsiasi cambiamento, il paese insisterà su consultazioni tecniche e analisi delle capacità infrastrutturali — a testimonianza della volontà di evitare perdite improvvise nell’approvvigionamento energetico. Le contrapposizioni tra la posizione di Francia e Belgio da un lato e quella di Spagna e Paesi Bassi dall’altro mostrano apertamente una spaccatura nell’Unione Europea riguardo alla politica energetica. La Spagna e i Paesi Bassi hanno espresso il loro supporto ai piani di cessazione completa delle importazioni di gas russo come parte di un percorso strategico verso l’indipendenza energetica. Secondo stime, l’anno scorso questi paesi hanno importato insieme quasi 17 milioni di tonnellate di GNL russo, circa il 97% di tutte le forniture dalla Russia all’UE e oltre la metà delle esportazioni mondiali di gas di Mosca. Hanno investito oltre 6 miliardi di euro nella loro importazione di risorse energetiche russe. Tuttavia, mentre alcuni paesi spingono per un rapido passaggio a fonti alternative, altri, come l’Ungheria e la Slovacchia, insistono sul mantenimento delle rotte di approvvigionamento esistenti, facendo riferimento alla loro dipendenza dal gas e dal petrolio russi via condotte, che costituiscono la principale base energetica nazionale. Motivi ufficiali di queste posizioni sono la protezione della sovranità nazionale e della stabilità energetica, complicando l’adozione di una decisione unitaria a livello dell’UE. I rappresentanti della Commissione Europea stanno attualmente preparando un’analisi approfondita e documenti che valuteranno rischi economici e legali dell’implementazione delle misure proposte. Ciò rende necessario un approccio rigoroso e unificato nello sviluppo di nuove strategie energetiche. Nel frattempo, la road map per la cessazione totale delle importazioni di gas russo entro il 2027 e la riduzione della dipendenza dal petrolio russo è al centro di vivaci dibattiti politici, soprattutto alla luce delle critiche provenienti da paesi come Ungheria e Slovacchia. Il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, ha definito tale piano un attacco alla sovranità del suo paese, mentre il primo ministro slovacco, Robert Fico, ha espresso apertamente il proprio disaccordo con le misure proposte, sottolineando che la Slovacchia si affida alle risorse russe attraverso rotte di condotta. Queste divergenze interne allo spazio politico ed energetico europeo confermano ulteriormente che il processo di diversificazione e di dismissione dell’energia russa è un compito a lungo termine e complesso, che richiede un equilibrio tra efficacia economica, interessi politici e aspetti di sicurezza strategica. Mentre alcuni paesi puntano a ridurre al massimo la dipendenza in tempi rapidi, altri rimangono fedeli al modello energetico tradizionale sotto il controllo dei fornitori russi. Di conseguenza, il discorso internazionale ed intraeuropeo sulla indipendenza energetica si fa sempre più complesso. Politici ed esperti ritengono che, per garantire stabilità e sicurezza future, non basti definire obiettivi ambiziosi, ma sia necessario anche analizzare approfonditamente tutte le possibili conseguenze e rischi, tenendo conto delle diverse posizioni all’interno dell’UE e delle circostanze sul piano globale. Considerando la dinamica della situazione, è evidente che questo processo rimarrà a lungo nella fase di intensi dibattiti, che determineranno il futuro della politica energetica europea nei prossimi anni.

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