La Corea del Sud al centro di una tempesta politica: il nuovo presidente sarà scelto in un contesto di crisi costituzionale senza precedenti negli ultimi dieci anni

Chas Pravdy - 03 Giugno 2025 05:53

Il 3 giugno in Sud Corea è iniziata una campagna elettorale importante e tesa, che deve determinare il nome del futuro leader del paese in condizioni politiche estremamente complesse. Le elezioni si svolgono in vista di rilevanti trasformazioni nel sistema di governo, emerse a seguito dell'impeachment clamoroso e controverso dell'ex presidente Yoon Suk-yo. La sua dimissione è diventata un naturale epilogo di una serie di turbolenze politiche, causate dal tentativo fallito di introdurre uno stato di emergenza militare alla fine del 2024, che ha suscitato ampi risvolti nel paese e all'estero. Nelle prime ore del mattino, alle 6:00 ora locale, sono stati aperti i seggi elettorali in tutto il paese, che hanno iniziato a funzionare fino alle 20:00. Secondo i dati della Commissione elettorale nazionale, alle circa 9:00 di questa mattina l’attività di voto aveva già coinvolto circa 2,5 milioni di persone, pari a circa il 5,7% del totale degli aventi diritto. Complessivamente nel paese ci sono oltre 44 milioni di cittadini con diritto di voto, di cui oltre 15 milioni hanno approfittato del voto anticipato la settimana scorsa. L’impulso alla partecipazione è stato alimentato dall’acuta crisi politica, culminata con la rimozione dell’ex presidente Yoon Suk-yo. È proprio il suo tentativo di imporre uno stato di emergenza militare a dicembre dello scorso anno a catalizzare i cambiamenti politici. L’ex capo dello stato ha sostenuto che la decisione di proclamare lo stato di emergenza militare fosse stata una mossa necessaria, dovuta all’inerzia protratta del parlamento e alla propensione di alcuni settori dell’opposizione verso la Corea del Nord. Tuttavia, tali azioni hanno suscitato critiche e hanno interrotto il suo futuro politico — Yoon Suk-yo è stato privato dei poteri presidenziali, e la Corte costituzionale del paese ha confermato la necessità della sua rimozione. Si è trattato del primo caso negli ultimi due decenni in cui un capo di stato conclude il proprio mandato in simili circostanze politiche. In questo contesto di eventi drammatici, continuano le intense sfide tra i candidati alla presidenza. La candidatura in testa è quella di Lee Jae-myung del Partito Democratico, opposition, che ha acquisito un ampio vantaggio in popolarità. Il suo avversario è Kim Moon-soo, candidato del partito conservatore al governo, un politico con politiche simili a quelle della precedente amministrazione. Terzo protagonista di rilievo è Lee Jung-suk del Partito delle Riforme, che ha diviso di fatto i voti della componente conservatrice dell’elettorato, creando ulteriore complessità nel percorso verso la vittoria. Il campo estero è diventato uno dei temi principali della campagna elettorale. Sebbene tutti e tre i candidati sostengano la continuazione della partnership strategica con USA e Giappone, c’è una notevole divergenza negli approcci alle relazioni con Cina e Corea del Nord. Lee Jae-myung si mostra favorevole a rapporti più equilibrati e diplomatici con Pechino, non escludendo la possibilità di un dialogo con Pyongyang, mentre il suo principale avversario, Kim Moon-soo, adotta una posizione più dura sulla questione nordcoreana. Egli sostiene la creazione di un’alleanza nucleare con gli Stati Uniti, simile alla NATO, e la necessità di accordi strategici per rafforzare la sicurezza del paese. In questo scenario, la difficile ripresa della stabilità e dell’integrità politica rimane di grande attualità per tutta la società sudcoreana. Quanto potrà il nuovo leader superare le profonde crisi, causate non solo dai conflitti politici interni ma anche dal complicato contesto internazionale — questa è la domanda aperta nei mesi a venire.

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