Indagine sul “caso del carbone” di Petro Poroshenko: il ruolo di Andrij Portnov e il contesto politico

In un paese attraversato da una nuova ondata di intrighi politici e battaglie giudiziarie, è ripreso un procedimento di grande rilievo legato al cosiddetto "caso del carbone" del quinto presidente ucraino Petro Poroshenko. Secondo fonti, questa vicenda ha acquisito un ulteriore colore criminale grazie alla partecipazione di Andrij Portnov – noto avvocato e tutore oscuro del sistema giudiziario, che, secondo analisti e giornalisti, coordinava le azioni degli investigatori a partire dalla fine del 2021. Secondo i materiali di "Ukrainska Pravda", dal 2021 Portnov è stato coinvolto nel monitoraggio dell’andamento delle indagini in questa faccenda, che riguarda un sistema criminale con il quale, a detta degli investigatori, veniva fornito carbone dalle territori occupati di Luhans’k e Donetsk. Proprio questa rete, secondo l’accusa, sarebbe stata usata in interessi di alcune forze politiche per arricchirsi e destabilizzare la situazione. Per la prima volta, questa rete fu scoperta nel 2016, ma le indagini e le procedure giudiziarie non raggiunsero risultati significativi negli anni successivi. Dopo un lungo stallo e un’illusione di attività da parte degli organi investigativi, alla fine del 2021, in prossimità di diversi eventi politici chiave – tra cui incontri del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale – si è verificato un risveglio improvviso delle indagini. Secondo quanto appreso da "Ukrainska Pravda", in quel momento è iniziata una stretta collaborazione tra investigatori e il “tutore” del caso – Portnov, che, secondo fonti, controllava di fatto il procedere delle indagini dall’esterno delle strutture ufficiali. Si può ipotizzare che questa fase di indagine, motivata politicamente, abbia radici non solo giuridiche, ma anche di natura geopolitica e interna-politica. In commenti e interviste, interlocutori dell’entourage di Poroshenko sottolineano che la principale causa di questa vicenda risiede nel conflitto personale tra l’ex presidente e alcuni ex alleati o avversari, e che il "caso del carbone" è diventato uno strumento di pressione e di riorganizzazione dell’influenza. È importante evidenziare che la posizione giuridica del caso solleva molte domande – in passato, infatti, il controllo sullo sviluppo delle indagini era esercitato attraverso i tribunali “controllati”, in particolare il distretto di Pechersk a Kiev. È proprio lì che le procedure giudiziarie spesso limitavano le possibilità di difesa e creavano un’ulteriore pressione sul sospettato. Gli avvocati di Poroshenko sottolineano che uno degli aspetti procedurali principali – il limite dei tempi di accesso ai materiali dell’indagine – è stato utilizzato per esercitare pressione sul loro cliente. Ciò solleva dubbi circa l’indipendenza delle decisioni giudiziarie e sulla presenza di eventuali motivazioni politiche nel procedimento. Attualmente, il sistema giudiziario sembra ancora sotto l’influenza di Portnov, che, secondo fonti, mantiene il controllo su alcune fasi del processo. La verticalità giudiziaria da lui creata utilizza attivamente risorse amministrative per ritardare o accelerare i procedimenti, e politologi e avvocati affermano che Portnov è stato l’artefice di molte delle iniziative più importanti riguardanti leader dell’opposizione, incluso Poroshenko. Un elemento di particolare interesse è la morte di Andrij Portnov, avvenuta nel maggio 2023 durante il suo soggiorno a Madrid. Secondo fonti, poche ore prima dell’omicidio, si trovava in Ucraina e aveva incontri con alcuni alti funzionari, tra cui il vice capo dell’Ufficio del Presidente Oleg Tatarov e il direttore del DBR (Dipartimento di Protezione delle Imposte, ora DBC) Oleksij Sukhachov. Questo rafforza l’ipotesi che la scomparsa di questo politico abbia un contesto più profondo e possa essere collegata a uno dei numerosi conflitti che si sviluppano attorno alle questioni politiche, incluso il "caso del carbone". "Ukrainska Pravda" ricorda che questa vicenda è affiancata anche da anni di contrasti politici tra interessi di Medvedchuk, legato al contrabbando di carbone, e le iniziative di lotta alla corruzione e alle reti clandestine nel settore energetico. È noto che questa questione è stata uno dei temi principali nei dibattiti politici negli ultimi anni. Contemporaneamente, di fronte alle recenti decisioni sanzionatorie annunciate dal Consiglio di sicurezza e difesa, il ruolo di Petro Poroshenko in questa faccenda assume un’aura ancora più discussa. Il presidente Zelensky, nel suo video-intervento, ha annunciato l’introduzione di nuove restrizioni, firmate dal RNSO, senza però indicare nomi specifici. Fonti dell’entourage dell’ex leader ucraino riferiscono che sotto sanzioni è finito proprio Poroshenko, provocando un vasto risalto mediatico e un colpo alle sue posizioni politiche e all’unità interna dell’opposizione. Attualmente, nel tribunale si susseguono varie fasi procedurali, e rimane incerto in quale istanza sarà giudicata la vicenda. Tuttavia, esperti concordano nel ritenere che il controllo del processo rimane nelle mani di figure vicine a Portnov, il che potrebbe influenzare notevolmente l’andamento delle indagini e il loro quadro giuridico finale. In conclusione, il "caso del carbone" sta assumendo sempre più connotazioni politiche e si sta trasformando in un test di valutazione per l’indipendenza dei sistemi giudiziari ucraini. La posta in gioco potrebbe essere niente meno che la stabilità interna del Paese e il mantenimento dell’equilibrio politico in vista delle cruciali elezioni. La morte di uno dei principali coinvolti apre, inoltre, spazi per nuove pagine di conflitto tra le élite politiche ucraine, lasciando un segno indelebile nel panorama politico nazionale.