A giugno l’Unione Europea prevede di definire la futura linea strategica riguardo allo status di protezione temporanea per i cittadini ucraini che sono stati costretti a lasciare le loro case a causa delle ostilità
Questa rappresenta una delle questioni più urgenti e dolorose nel discorso politico europeo attuale, dato che la decisione influenzerà in modo sostanziale le sorti di decine di migliaia di Ucraini che cercano rifugio nei paesi dell’UE. Il meccanismo di protezione temporanea, avviato dall’Unione Europea nel marzo 2022 in risposta all’aggressione russa, si è rivelato uno strumento rapido ed efficace per garantire supporto collettivo agli Ucraini che hanno perso tutto a causa della guerra. È stato istituito nel momento più difficile per l’Ucraina e la prima decisione prevedeva un carattere temporaneo — protezione fino a marzo 2025, con possibilità di rinnovo doppio per altri dodici mesi. Successivamente, la Commissione Europea ha deciso di estenderlo fino a marzo 2026, ma questa proroga si è rivelata meno prevedibile e accompagnata da alcune sfumature. Attualmente, da fonti diplomatiche e confermato dall’ente Euractiv, si stanno conducendo trattative clandestine sul prolungamento di questa direttiva. All’ordine del giorno ci sono non solo la possibilità di “congelare” o prolungare il provvedimento, ma anche lo sviluppo di nuove strategie che consentirebbero di modificare gradualmente o addirittura radicalmente l’approccio alla protezione temporanea. Si prevede che già a giugno i ministri dell’Interno e della Giustizia degli stati membri dell’UE si riuniscano e discutano la proposta relativa a un’ulteriore estensione di un anno di questa iniziativa. Una caratteristica di questa iniziativa è l’intenzione di introdurre una cessazione non legislativa, ma più flessibile e graduale, della protezione. Ciò significherebbe che gli stati membri potrebbero discutere e decidere di ridurre o addirittura terminare la protezione temporanea per alcune categorie di rifugiati ucraini. Tuttavia, questa decisione non è semplice: gli esperti evidenziano che ormai non vi sono quasi basi legali per il proseguimento automatico, ed è necessario sviluppare una nuova strategia comune che tenga conto sia degli interessi e dei diritti di chi desidera restare sia di chi intende tornare a casa. Martin Wagner, consulente senior presso il Centro internazionale per lo sviluppo della politica migratoria, sottolinea che esiste il rischio di entrare in una “zona sottile” quando i termini di applicazione della direttiva stanno per scadere. «Se pianifichiamo male l’uscita dal sistema, potremmo creare tensioni nel sistema di accoglienza degli stati membri», afferma. Secondo Wagner, l’uscita futura dal programma deve essere attentamente motivata e tenere conto di tutti gli aspetti legali per evitare conseguenze negative. Uno dei punti più importanti riguarda la definizione delle categorie di ucraini che resteranno sotto protezione e di chi la perderà. A tal fine, si ipotizzano diversi scenari: dall’esclusione di singoli individui che sono rientrati in Ucraina, con la possibilità di rientrare nel programma dopo alcuni mesi, fino all’introduzione di divieti per i nuovi arrivi di beneficiare delle attuali misure. Non si esclude anche l’ipotesi di lasciare tutto invariato e lasciar evolvere la situazione senza interventi, ma secondo gli esperti ciò potrebbe comportare rischi maggiori e maggiori costi per il sistema, oltre a complicare la vita stessa degli Ucraini. Tra gli elementi meno convenzionali ma potenzialmente interessanti ci sarebbe anche una proposta di creare nuovi strumenti giuridici — cosiddetti “permessi di ricostruzione” — avanzata dall’ex ministro della Difesa dei Paesi Bassi, Lodewijk Asscher. Tecnicalmente, questa documentazione prevederebbe il rilascio di permessi temporanei di soggiorno fino a 10 anni, con possibilità di ritorno oppure di integrazione nella società europea. Tuttavia, questa proposta rimane estremamente lontana dalla realizzazione, affrontando significative sfide legali e politiche. Intanto, vicini al confine ucraino, continuano a emergere problemi urgenti. Recentemente si è saputo che dal 1° maggio i residenti della regione di Kiev e della città di Tallinn, non ufficialmente registrati in quei territori, hanno perduto il diritto al trasporto pubblico gratuito. Ciò costringerà molti Ucraini rifugiati a cercare nuove soluzioni di mobilità, complicando la loro quotidianità. Parallelamente, il governo rumeno continua a portare avanti politiche umanitarie rivolte al sostegno delle persone vulnerabili colpite dalla guerra in Ucraina. Fino alla fine del 2025, si prevedono ulteriori aiuti e supporto per chi ha lasciato forzatamente le zone di conflitto, un elemento considerato importante per la stabilità di molte famiglie ucraine che cercano rifugio nel paese vicino. In sintesi, la situazione relativa alla protezione temporanea degli Ucraini nell’Unione Europea rimane complessa e in evoluzione. A giugno, si prevede che i leader politici e gli esperti elaborino una nuova roadmap che aiuti a risolvere in modo sistemico ed equo questa questione, tenendo conto degli interessi dei cittadini, della sicurezza e delle possibilità di una integrazione a lungo termine degli Ucraini nel contesto europeo.