La Spagna rimane l’ultima tra i grandi paesi membri della NATO a non aver ancora aderito all’obiettivo dell’alleanza di spendere almeno il 5% del PIL per la difesa entro il 2032

Chas Pravdy - 25 Maggio 2025 12:01

Tale obiettivo è stato formulato su iniziativa dell’ex presidente americano Donald Trump e attualmente resta oggetto di accese discussioni e pressioni da parte di Washington. Secondo i dati del quotidiano finanziario Financial Times, Madrid si astiene ancora dal confermare i propri impegni di aumentare la spesa per la difesa fino al livello stabilito, creando seri rischi per l’unità dell’intero blocco e per le prospettive di un futuro vertice dei leader NATO a L’Aia. Nel frattempo, a Bruxelles, in vista dell’incontro cruciale dei ministri della Difesa del 5 giugno, si sussegue una forte pressione sulla Spagna per ottenere il suo supporto. Le trattative, condotte da alti funzionari che discutono in forma anonima, sono guidate da un clima di mistero riguardo alle possibili conseguenze sulla sicurezza europea e sulla stabilità regionale nel caso Madrid non supporti i nuovi impegni di difesa. Tutti i protagonisti chiave sanno bene che il loro voto unitario non dipende solo dall’unità interna della NATO, ma anche dal posizionamento internazionale dell’alleanza durante i prossimi incontri, in particolare al vertice di L’Aia. Al centro del dibattito vi è l’obiettivo di raggiungere entro il 2032 una spesa annuale per la difesa pari al 3,5% del PIL, con un ulteriore 1,5% destinato a spese relative alla sicurezza, come ad esempio le cyber-guerre, la modernizzazione delle infrastrutture, l’intelligence e le tecnologie innovative. Il cosiddetto piano, elaborato dal Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, prevede un’evoluzione graduale dei finanziamenti, che richiederà sforzi condivisi tra tutti gli alleati per aumentare gli investimenti nel settore militare. D’altra parte, la situazione si complica considerando che la Spagna ha più volte chiarito che il suo livello obiettivo di spesa per la difesa è attualmente al 2% del PIL, obiettivo che intende raggiungere già quest’anno, investendo circa 10 miliardi di euro nel sistema di difesa. Come dichiarato dal premier Pedro Sánchez, tali investimenti dovrebbero stimolare il raggiungimento dell’obiettivo del 2% già prima, possibilmente entro il 2029. Tuttavia, il governo resta cauto riguardo alle dichiarazioni pubbliche sull’intenzione di raggiungere il 5%, poiché questa posizione rappresenta un segnale per NATO e Stati Uniti di considerare le peculiarità della politica e dell’economia spagnola. Attualmente, a Washington e a Bruxelles si attende una posizione ufficiale della Spagna, che resta ancora aperta prima della firma di eventuali impegni internazionali. Marco Rubio, Segretario di Stato americano per la Difesa, ha già invitato Madrid a «aderire agli altri alleati e a rispettare l’obiettivo del 5% del PIL», anche se le autorità spagnole ufficiali per il momento hanno mantenuto un atteggiamento di cautela, evitando commenti pubblici. In questo contesto, cresce il rischio che la mancanza di un chiaro supporto della Spagna possa ritardare o addirittura bloccare la firma di una dichiarazione congiunta al vertice NATO, compromettendo così l’unità e l’influenza dell’alleanza a livello globale. Inoltre, l’incertezza futura riguardo agli impegni finanziari potrebbe rendere più difficile la collaborazione tra i paesi membri, ridurre la fiducia nella politica di difesa e compromettere l’efficacia delle azioni comuni in caso di minacce esterne. Come sottolineano analisti e fonti diplomatiche, la questione delle spese militari e del livello di sostegno alla NATO in Europa rimane soggetta a valutazioni ambigue. La possibilità di trovare un compromesso diplomatico rimane aperta, ma una cosa è chiara: la questione delle spese di difesa e del grado di sostegno alla NATO in Europa presenta ancora molte variabili irrisolte, che dovranno essere affrontate prima dei principali incontri e vertici previsti nel prossimo futuro.

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