Dispute di livello europeo sullo status dell’Ungheria nella struttura dell’Unione Europea si è nuovamente intensificato
I parlamentari tedeschi, rappresentanti del Parlamento Europeo — i deputati Daniel Frojnd e Moritz Kerner — hanno recentemente fatto dichiarazioni ferme, esortando la leadership della Repubblica federale e il Ministero degli Affari Esteri tedesco ad aumentare gli sforzi per sospendere il diritto di voto dell’Ungheria nel Consiglio dell’UE. Tale iniziativa è motivata dai problemi duraturi nel settore dello stato di diritto, delle istituzioni democratiche e della giustizia in questo paese, che suscitano preoccupazione tra politici ed esperti europei. In una lettera al ministro degli Esteri Johann Wadenfiu, che hanno in possesso Spiegel e "Euronews", i deputati sottolineano: "Assistiamo a un smantellamento sistematico dei valori fondamentali dell’UE da parte dell’Ungheria, inclusa l’erosione delle istituzioni democratiche e la creazione di strutture di potere corrotte." Il documento evidenzia come la tattica di Budapest violi non solo le norme e i principi interni dell’Unione Europea, ma minacci anche la sua unità e stabilità. Particolare attenzione nella lettera è rivolta alla necessità di rafforzare l’applicazione degli strumenti di risposta già esistenti. Sullo sfondo della preparazione all’adozione di nuove misure sanzionatorie, inclusa la continuazione del congelamento dei beni russi e l’approvazione del 18º pacchetto di sanzioni, si discute costantemente sulla possibilità di combinarle con misure più rigorose. D’altronde, a causa della politica amichevole verso il Cremlino del governo ungherese, diventa sempre più difficile raggiungere l’unanimità tra gli Stati membri dell’UE riguardo a nuove restrizioni. Da parte sua, il deputato Moritz Kerner osserva: "Negli ultimi anni, l’Ungheria ha sistematicamente demolito lo stato di diritto", riassumendo la posizione dei deputati, e aggiunge che in questa situazione assume particolare importanza l’articolo 7 del Trattato sull’UE, che consente di sospendere temporaneamente il diritto di voto di uno Stato membro in caso di gravi e persistenti violazioni dei valori democratici. Attualmente, il Parlamento europeo ha avviato da oltre cinque anni la procedura di applicazione dell’articolo 7 contro Budapest, ma la sua attuazione ha subito ritardi significativi. La decisione sul destino dell’Ungheria dipenderà dalla riunione del Consiglio dell’Unione Europea, prevista per il 27 maggio. Per la procedura, è necessaria una votazione unanime di tutti gli Stati membri, ad eccezione dell’Ungheria stessa, che può astenersi o bloccare la decisione. Inoltre, i ministeri degli Esteri degli Stati membri, in stretta collaborazione, devono preparare argomentazioni e azioni per documentare le violazioni prolungate in Ungheria, in particolare nel campo della giustizia, dell’indipendenza dei giudici, della libertà di stampa e della lotta alla corruzione. L’attenzione pubblica ha suscitato anche la lettera del deputato estone Margus Tsahkna, in cui prevede che l’UE possa adottare nei prossimi tempi misure attive per privare l’Ungheria del diritto di voto in Consiglio a causa del blocco all’approvazione di decisioni chiave, tra cui le sanzioni contro la Russia. Alla fine di aprile 2025, secondo Tsahkna, la situazione aveva raggiunto un punto critico, e l’applicazione dell’articolo 7 non è più solo un’ipotesi, ma una prospettiva reale. In questo contesto, cresce la tensione tra le forze europee — la questione di sanzionare ulteriormente il governo ungherese e di impedirgli di violare i principi di democrazia e dello stato di diritto diventa sempre più attuale. Tuttavia, il principale ostacolo a interventi rapidi ed efficaci rimane il raggiungimento dell’unanimità tra i membri dell’Unione. Gli esperti notano che questa disputa potrebbe acuire una già complessa situazione dell’UE, e che la fiducia residua verso Budapest sarebbe meglio rafforzata da passi concreti e coerenti — tra cui sanzioni e, eventualmente, la sospensione di alcuni diritti all’interno della comunità regionale.