I politici europei chiedono a Bruxelles azioni urgentissime sul finanziamento dell’Ungheria

Chas Pravdy - 22 Maggio 2025 03:56

Mantenere la democrazia e rispettare i valori dell’Unione Europea sono questioni chiave che suscitano sempre maggior attenzione nella politica europea. In un contesto di crescente tensione con Budapest, un gruppo di deputati del Parlamento Europeo (PE) ha rivolto un appello ai vertici della Commissione Europea, chiedendo di congelare completamente tutti i flussi finanziari destinati all’Ungheria. Essi affermano che il paese, sotto la guida del premier nazionalista Viktor Orbán, non solo non dimostra alcuna intenzione di tornare gradualmente agli standard democratici, ma si registra anche una “regressione sempre più preoccupante” che mina i fondamenti dei valori europei e l’integrità della politica comune. La dichiarazione, firmata da 26 eurodeputati, è apparsa in un momento di accumulo di prove e controversie che alimentano ancora una volta il conflitto tra Ungheria e Bruxelles. Facendo riferimento a recenti atti legislativi, il testo cita una legge che vieta le parate LGBT a Budapest e riforme che, secondo i parlamentari europei, esercitano pressioni sull’indipendenza dei tribunali e aggravano la situazione per le opposizioni e gli attivisti civici. Il documento sottolinea che le cosiddette “riforme” stanno fermando il progresso nella tutela dei diritti umani e della democrazia, rafforzando invece tendenze autoritarie. “Continuare a finanziare un regime che si oppone apertamente ai valori europei è inaccettabile. Riteniamo necessario applicare immediatamente tutti gli strumenti legali per interrompere ogni finanziamento all’Ungheria, per fermare il peggioramento della democrazia e dello stato di diritto in questo paese”, si legge nella dichiarazione dei deputati. L’iniziativa è stata sostenuta da rappresentanti di diverse formazioni politiche del PE — oltre alla Delegazione dei Verdi, hanno sottoscritto il documento rappresentanti del Partito Popolare Europeo (PPE), dell’alleanza centrista Renew Europe e del gruppo socialdemocratico. Ciò mette in evidenza il vasto sostegno politico all’idea di adottare misure più severe nei confronti dell’Ungheria, che da tempo è oggetto di critiche da parte delle istituzioni europee a causa di numerose violazioni dello stato di diritto e dei principi democratici. Come antecedente a questi eventi, il 20 maggio più di 80 editori di media europei di primo piano hanno firmato una petizione chiedendo di sospendere le nuove iniziative legislative del governo Orbán. Queste ultime mirano a limitare la libertà di parola e a imporre restrizioni alle attività delle organizzazioni per i diritti umani e dei media, che, a loro avviso, sono strumenti di “propaganda ucraina”. Il governo ungherese non nasconde il collegamento tra le proprie azioni e la situazione in Ucraina, facendo riferimento alla necessità di contrastare “gli attacchi informativi esterni” e ritenendo fondamentale difendere “gli interessi nazionali” da minacce esterne percepite. Questi processi incidono particolarmente sulla situazione politica interna del paese. Meno di un anno prima delle prossime elezioni parlamentari, la dirigenza di Fidesz, guidata da Orbán, avvia una campagna attiva in stile “rafforzamento” dell’identità nazionale, mantenendo al contempo il controllo sul sistema giudiziario e sui media. Ciò suscita preoccupazione non solo tra l’opposizione, ma anche tra molti osservatori europei, poiché tali azioni sistematicamente minano la fiducia nella democrazia nel cuore dell’Europa centrale. Nel frattempo, a Bruxelles si registra una dura lotta politica per il futuro del finanziamento e della cooperazione con l’Ungheria. Dopo aver acceso uno dei principali fronti di conflitto — la conformità allo stato di diritto — i parlamentari europei hanno tentato un’ulteriore mossa per proteggere i valori dell’UE, chiedendo di ripristinare un controllo più severo sull’utilizzo degli investimenti europei. In questo contesto, si stanno riaccendendo i discorsi nella società sulla necessità di perseguire la giustizia e di mettere fine alla “minaccia dell’autoritarismo”, che sempre di più si insinua in diversi paesi europei di rilievo. Restano ancora incerti quali conseguenze attenderanno l’Ungheria in caso di completo congelamento dei finanziamenti e come questa decisione influenzerà la linea politica interna del paese. Tuttavia, il conflitto aperto tra Budapest e Bruxelles, complicato dall’aumento delle difficoltà interne, alimenta un acceso dibattito sul futuro dell’Unione Europea, la cui essenza risiede nell’unità e nel rispetto dei valori e dei diritti umani.

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