L’UE ha preso una decisione storica riguardo alla Siria — la revoca delle sanzioni economiche che ormai da quasi quindici anni limitavano lo sviluppo economico del paese e ostacolavano il cammino verso la pace e la stabilità
Una decisione che ha sorpreso molti analisti e diplomatici, poiché in passato Bruxelles aveva mantenuto una posizione ferma sulle sanzioni, nonostante le crisi umanitarie prolungate e i conflitti interni che scuotevano il paese. L'iniziatrice di questa mossa radicale è stata l'alta funzionaria diplomatica dell'UE, Kaja Kallas, che martedì 20 maggio ha annunciato ufficialmente sui social, in particolare su X (Twitter), il completamento della procedura di revoca delle restrizioni. Secondo lei, questa decisione rappresenta un gesto tanto atteso di sostegno al popolo siriano e un passo verso la ricostruzione del paese dopo anni di crisi. Kallas ha sottolineato che l'UE non abbandona i siriani e da molti anni si impegna a sostenerli — “abbiamo sempre supportato i siriani negli ultimi 14 anni e continueremo a farlo”. Ha aggiunto che l’obiettivo principale ora è favorire la ricostruzione di una Siria nuova, inclusiva e pacifica, capace di garantire un’esistenza dignitosa e stabilità ai suoi cittadini. Il cambiamento nella politica dell’Unione Europea nei confronti della Siria è stato possibile grazie a sviluppi nella situazione interna — la caduta del regime del presidente Bashar al-Assad nel dicembre 2024 è stata un punto di svolta. Alla fine del 2024, Bruxelles manteneva ancora una posizione cauta sulla revoca delle sanzioni, ma la situazione nel paese, tra cui un graduale alleviamento del conflitto e la ricerca di vie di compromesso, ha portato i diplomatici a rivedere la propria strategia. All’inizio del 2025, l’UE ha già dato il consenso a una parziale revoca delle restrizioni in alcuni settori dell’economia siriana. Si è parlato in quel momento della cancellazione delle sanzioni contro alcune industrie chiave, come energia, trasporti e finanza — questi passi miravano a creare maggiori opportunità per lo sviluppo interno e l’attrazione di investimenti internazionali. Contemporaneamente, a Bruxelles si è svolta la nona conferenza sulla Siria, il 17 marzo di quest’anno. In questa occasione, i leader mondiali e i rappresentanti delle organizzazioni internazionali hanno promesso di destinare al paese un sostegno finanziario significativo — circa 5,8 miliardi di euro. Questo apporto dovrà diventare un fattore importante nel processo di ricostruzione della Siria, contribuendo a coprire le esigenze di aiuto umanitario, il recupero delle infrastrutture e lo sviluppo di settori economici cruciali. Al contempo, gli esperti ritengono che questa evoluzione nel discorso e nella politica dell’UE segnali un’intenzione di attivare il dialogo internazionale e di ripristinare i rapporti diplomatici con Damasco, favorendo i processi di risoluzione politica e il ritorno graduale della Siria alla comunità internazionale. Si sottolinea che questo potrebbe aprire nuove opportunità per la stabilizzazione del paese e ridurre le tensioni nella regione. Se questa linea sarà mantenuta anche in futuro, secondo gli analisti, la Siria potrebbe ricevere un impulso nuovo per lo sviluppo interno e la ricostruzione economica. La cosa più importante è attuare responsabilmente e coerentemente le promesse fatte, rispettando i principi umanitari e i diritti umani. Solo da questo dipende se questo passo storico aiuterà a superare decenni di conflitti e a fare il primo vero passo verso la pace in Medio Oriente.