In Romania prosegue una battaglia estremamente tesa per la poltrona presidenziale, e attualmente il candidato con orientamento europeo e filo-occidentale, Nikușor Dan, mantiene la leadership alle elezioni di secondo turno

Chas Pravdy - 19 Maggio 2025 00:38

Secondo i dati del CEC (Consiglio Elettorale Centrale), a oggi, dopo l’elaborazione di oltre il 99,5% dei protocolli dalle sezioni di voto, il suo vantaggio sul suo avversario, il leader pro-Russia del partito AUR, George Simion, si mantiene. Ciò indica una possibile vittoria di Nikușor Dan, mentre i voti degli elettori in questa consultazione pragmatica sono stati distribuiti quasi equamente — circa il 54% a lui e circa il 46% al suo sfidante. Questo rappresenta un evento di rilievo per tutta la politica regionale, poiché queste elezioni hanno suscitato una significativa risonanza internazionale. Con questo risultato, già ha congratulato il futuro leader l’Ucraina — il presidente Volodymyr Zelensky — sottolineando l’importanza di una partnership strategica tra i nostri paesi. Rispondendo a una telefonata con il neo-eletto presidente, Zelensky ha affermato: «Per l’Ucraina — come vicina e amica affidabile — è estremamente importante avere un partner stabile e pro-europeo come la Romania. Siamo convinti che sarà proprio così. Con sforzi comuni potremo proteggere i nostri stati, rafforzare i valori europei e la cooperazione. Rispetteremo sempre molto la Romania e il suo popolo, considerato il sostegno ricevuto nei momenti più difficili della nostra storia. Credo che la nostra partnership strategica, fondata sulla fiducia e la comprensione reciproca, continuerà a contribuire alla stabilità, alla sicurezza e al benessere dei nostri popoli». Secondo fonti ufficiali, il candidato del partito ultra-conservatore filo-russo AUR, George Simion, ha annunciato di essere il vincitore delle elezioni e non pianifica di riconoscere i risultati che contraddicono i dati ufficiali. Ciò crea una tensione ulteriore nel conteggio dei voti e nelle possibili procedure legali future. In precedenza, gli exit poll prevedevano una sconfitta di Simion — il candidato pro-Russia è chiaramente in svantaggio nel bilancio finale dei voti. Tuttavia, la decisione definitiva dipenderà dai voti inviati dalla diaspora romena, che potrebbe influenzare significativamente i risultati. I risultati di queste elezioni hanno suscitato un ampio dibattito nelle cerchie politiche e nei media, poiché la vittoria del candidato pro-europeo significa per la Romania un ulteriore rafforzamento delle sue direttrici strategiche all’interno dell’Unione Europea e della NATO. In un contesto di sicurezza regionale, questa vittoria rappresenta un segnale importante degli sforzi per contrastare le influenze esterne e preservare i valori europei in un paese storicamente diviso tra diverse ideologie. Discutendo delle possibili conseguenze, in circoli di analisti professionisti si ipotizza che la vittoria di Dan possa favorire una politica più pragmatica nei confronti della Russia e dei suoi satelliti, nonché rafforzare i processi di integrazione nella regione. Allo stesso tempo, il candidato filo-russo, che non riconosce la sconfitta, lascia aperta la questione di eventuali futuri contrasti e tensioni interne. Se tale scelta sarà sancita giuridicamente e politicamente, la scena politica rumena e la sicurezza regionale potrebbero subire dei cambiamenti, con ripercussioni sull’intera regione del Mar Nero. Durante la campagna elettorale si sono molto discusse le future direttrici della nazione — tra integrazione europea e possibile avvicinamento alla Russia o politiche pro-russe parziali degli aspiranti candidati. In generale, i risultati del secondo turno delle presidenziali in Romania sono diventati un importante indicatore della direzione politica del paese e del suo atteggiamento verso una futura collaborazione in Europa e nella regione. La conferma ufficiale dei risultati e le successive iniziative del neo-eletto presidente, che senza dubbio dovrà mantenere un equilibrio tra sfide interne ed esterne nel contesto della sicurezza e della stabilità regionale, saranno determinanti.

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