Il Cremlino non sta preparando la società alla pace: perché la Russia continua ad allungare la guerra in Ucraina

Chas Pravdy - 19 Maggio 2025 05:46

Le azioni del Cremlino indicano l'assenza di passi strategici per una rapida conclusione della guerra e il desiderio di imporre le proprie condizioni, nonostante le evidenti perdite e la destabilizzazione interna. Secondo l'Istituto Americano per lo Studio della Guerra (ISW), la Moscow ufficiale non svolge un lavoro adeguato per creare un’immagine positiva e stabile dal punto di vista informativo riguardo alla possibilità di negoziare la pace o di ridurre le operazioni militari. Al contrario, nel campo della propaganda cresce il numero di inviti a prolungare il conflitto, finché gli occupanti non raggiungeranno gli obiettivi prefissati. Ciò testimonia una politica mirata al controllo dell’opinione pubblica, orientata al momento in cui la Russia potrà ottenere un vantaggio psicologico e militare desiderato. Secondo gli analisti, la leadership del Cremlino non sta adottando misure attive per preparare la società russa a un compromesso o all’accettazione delle condizioni di pace. Al contrario, la Russia mostra una tendenza a giustificare i propri obiettivi militari, presentandoli come essenziali per il futuro del paese. Queste dichiarazioni si fanno sempre più frequenti in pubblico e contribuiscono a plasmare nella coscienza dei russi l’immagine di una società che deve continuare a combattere e resistere fino al raggiungimento degli obiettivi, indipendentemente dalle perdite e dalle difficoltà. Una grande attenzione da parte del Cremlino è dedicata alle campagne di propaganda che mirano a mostrare la potenza militare della Russia in vista di incontri di alto livello, tra cui la telefonata programmata tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e Vladimir Putin, prevista per il 19 maggio. In questo periodo, i media diffondono materiali che rafforzano l’immagine di un paese forte e inarrestabile, tra cui una diffusione del 18 maggio con 18 estratti di un “intervista” presumibilmente a Putin, in cui afferma che la Russia possiede risorse e mezzi militari sufficienti per condurre la guerra a una “conclusione logica” con le conseguenze “desiderate” per il paese. Questi materiali fanno parte attualmente di un documentario intitolato “Russia. Kremlin. Putin. 25 anni”, presentato per la prima volta il 4 maggio. La pubblicazione di questo contenuto dimostra l’intenzione strategica del Cremlino di mostrare al mondo i propri successi militari e politici, soprattutto in vista di importanti meeting diplomatici con obiettivi politici interni ed esterni di tendenza. Allo stesso tempo, gli analisti di ISW osservano che, nonostante l’apparente orgoglio e la retorica sulla capacità di portare a termine la guerra, la situazione militare reale desta preoccupazione. Sul campo di battaglia, le truppe russe subiscono perdite significative che, secondo le stime, saranno probabilmente instabili nel medio e lungo termine. Inoltre, la leadership di Mosca continua a commettere errori di gestione economica, con un’inflazione crescente, una carenza acuta di manodopera e un indebolimento sostanziale del fondo sovrano. Di conseguenza, secondo gli esperti, nel 2026-2027 Putin dovrà affrontare scelte difficili, mentre sarà molto difficile mantenere la fiducia della società e le risorse militari. In conclusione, il principale risultato è che ad oggi il Cremlino non desidera una pace rapida né sta facendo passi concreti per ottenerla. Al contrario, la sua strategia è quella di protrarre il conflitto il più possibile, mantenere il controllo della situazione e utilizzare la propaganda per creare l’illusione di potenza militare. La retorica interna ed esterna del Cremlino evidenziano chiaramente che le autorità russe non sono interessate a una conclusione veloce della guerra; al contrario, vogliono creare le condizioni per una lunga battaglia con l’obiettivo di costringere l’Ucraina e il mondo ad accettare le loro condizioni, cosa che nel tempo potrebbe portare a una maggiore instabilità e al deterioramento della fiducia nel regime di Mosca.

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