Il diplomatico ucraino ha confermato fatti di minacce da parte della delegazione russa durante i negoziati a Instabul
Una situazione unica ed intensa ha coinvolto i negoziati internazionali tra Ucraina e Russia, tenutisi a Instabul. Secondo Sergej Kiselja, primo vice ministro degli Esteri dell’Ucraina, i rappresentanti russi si sono comportati non come veri interlocutori, ma piuttosto come gangster che difendono i propri interessi sotto la censura di minacce e ultimatum. A sua volta, il capo della delegazione russa, Vladimir Medinskij, non ha nascosto le minacce incessanti — ha espresso voci sulla possibilità di una guerra protratta e sull’occupazione di nuovi territori, minando ancora una volta gli sforzi di un dialogo costruttivo. Il primo vice ministro degli Esteri ucraino, Sergej Kiselja, in un'intervista a SkyNews, ha sottolineato che anche nei momenti più terribili dei negoziati i rappresentanti russi si sono comportati in modo del tutto inaccettabile. «C’è stato un momento spaventoso, quando i russi hanno iniziato a minacciare i loro interlocutori, si sono comportati come gangster — direttamente, senza riflettere. Medinskij ha detto che qualcuno dei partecipanti all’incontro potrebbe perdere più dei propri cari, e che la Russia è pronta a combattere all’infinito», cita il circuito diplomatico. Questo messaggio ha suscitato grande preoccupazione: evidenzia la completa mancanza di disponibilità della Russia al compromesso e al dialogo, da un lato, e mostra una pericolosa prospettiva di guerra infinita, alimentata proprio dalla parte russa. Inoltre, questa situazione ha un significato personale per Kiselja — suo nipote Maks è morto nel 2022, combattendo per l’Ucraina nelle prime fasi dell’invasione su vasta scala. Questa perdita approfondisce il senso di dolore e sottolinea ulteriormente l’inaccessibilità di cosiddetti “compromessi negoziali” per la parte ucraina, considerando il comportamento di Mosca. I negoziati stessi a Instabul, che si sono tenuti per la prima volta in oltre tre anni, sono stati estremamente tesi e pieni di richieste inaccettabili. Secondo i media ucraini, la delegazione russa insisteva sulla immediata uscita di tutte le forze armate ucraine dai tre regioni occupate — Donbass, la regione di Cherson e Zaporizhzhja — senza condizioni aggiuntive. Mosca ha anche avanzato la richiesta di riconoscere le proprie pretese su altre due regioni, ovvero Sumy e Kharkiv, e di escludere qualsiasi compenso o riparazione. Sorprendente anche la dichiarazione di Medinskij, che non ha nascosto l’intenzione della Russia di prolungare indefinitamente la guerra: «Abbiamo combattuto con la Svezia per 21 anni. Quanto siete disposti a combattere?» — ha chiesto con emozione alla parte ucraina. Di nuovo al centro dell’attenzione la minaccia di occupare territori aggiuntivi, in particolare le regioni di Sumy e Kharkiv, aumentando la tensione in questa crisi. Parallelamente nel mondo si discute della mancanza di sforzi da parte degli Stati Uniti per avviare una pressione attiva su Vladimir Putin. Così, in un recente intervento del presidente USA Donald Trump alla rete televisiva Fox News, gli è stato chiesto dieci volte se potesse fare qualcosa per fermare la guerra in Ucraina. Tuttavia, invece, Trump ha parlato dei propri “guadagni” durante il tour nel Golfo Persico, ha criticato l’attuale presidente Volodymyr Zelensky e Joe Biden, e ha anche elogiato il suo inviato speciale Steve Witkoff. Tutto questo discorso può essere interpretato come un tentativo di evitare risposte chiare, e la traiettoria delle sue riflessioni indica che non ci si può aspettare passi diversi da Washington a breve termine. La premessa di questa fase tesa è la storia dell’16 maggio, quando per la prima volta in oltre tre anni si sono svolti a Instabul negoziati diretti tra Russia e Ucraina. Tuttavia, secondo fonti diplomatiche, la Russia nel corso delle trattative ha richiesto ai rappresentanti ucraini di rinunciare alla presenza di rappresentanti degli Stati Uniti e di altri alleati, oltre ad aver avanzato una serie di ultimatum riguardo a pretese territoriali. La sua condizione principale rimaneva il rifiuto dell’Ucraina di riconoscere le aree occupate e di formulare qualsiasi richiesta di riparazioni, rendendo così impossibile il raggiungimento di un compromesso. In conclusione, va sottolineato che questa situazione estenuante e contraddittoria continua a mantenere sotto tensione non solo l’Ucraina, ma tutto il mondo. Infatti, come prima, le minacce e gli ultimatum russi minacciano un’escalation del conflitto, mentre l’aspirazione a una soluzione diplomatica sembra sempre più irraggiungibile di fronte alla crescente fiducia nelle trattative. E mentre il mondo assiste a questo drammatico processo, i combattenti e i diplomati ucraini mostrano la loro resilienza e determinazione nel difendere la propria integrità territoriale anche nelle condizioni più difficili.