Il Primo Ministro della Slovenia, Robert Golob, ha avanzato una proposta per rivedere ed espandere la definizione esistente di spese per la difesa nell’ambito della NATO, sottolineando la necessità di considerare un spettro più ampio di investimenti in sicurezza per raggiungere gli obiettivi strategici dell’Alleanza

Chas Pravdy - 17 Maggio 2025 01:38

Questa decisione potrebbe avere conseguenze serie per l’adempimento dei requisiti materiali imposti agli Stati membri, in particolare gli Stati Uniti, che insistono su un aumento dei budget di difesa fino al 2% del PIL. Nell’intervista all’agenzia Bloomberg, ampiamente citata da “Eurasian Truth”, Golob ha evidenziato che intorno a questa iniziativa stanno già prendendo forma i primi passi concertati. Secondo lui, diversi paesi membri della NATO stanno lavorando attivamente per concordare una metodologia comune per il calcolo e la considerazione delle spese di difesa, che, a loro avviso, aiuterà a rendere i dati finanziari più obiettivi, trasparenti e a includere tutte le componenti rilevanti per la sicurezza nazionale. Golob ha osservato che da lungo tempo esiste all’interno della NATO un problema di lacune nella standardizzazione dei calcoli di spesa. Attualmente, diversi paesi utilizzano modelli propri, il che complica il confronto e l’analisi del quadro complessivo degli investimenti in difesa. Perciò, una delle idee chiave è creare un approccio unificato che consenta di formalizzare su carta tutte le spese, incluse le spese per gli investimenti nel settore della difesa dell’Unione Europea. Proprio questa proposta, secondo Golob, dovrebbe essere valutata e sottoposta alla considerazione del Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, nei prossimi settimane. Il Primo Ministro ha sottolineato che attualmente una delle sfide principali è coniugare il finanziamento per l’armamento e la modernizzazione degli eserciti con la necessità di sostenere la competitività dei settori di difesa nazionali. “Non possiamo permetterci di spendere il 5% del nostro PIL per la difesa se non consideriamo l’insieme degli investimenti dedicati allo sviluppo dell’industria della difesa, all’innovazione e alla modernizzazione tecnologica. Questi non sono semplici numeri, sono una necessità strategica per garantire la sicurezza nazionale e la resilienza economica”, ha sottolineato Golob. La situazione pregressa indica un crescente pressing da parte degli Stati Uniti e di altri alleati per aumentare le spese di difesa secondo lo standard del 2% del PIL. Secondo fonti diplomatiche, la NATO sta attualmente sviluppando un nuovo piano strategico che dovrà tenere conto delle richieste di Washington, cercando nel contempo di mantenere un equilibrio tra impegni finanziari e capacità effettive dei Paesi membri. Una delle idee principali è la definizione di un obiettivo a lungo termine di 3,5% del PIL, oltre a un ulteriore 1,5% da dedicare al potenziamento dell’industria della difesa e delle tecnologie di base dell’Alleanza. Ciò consentirà di creare un sistema di finanziamento più flessibile e comprensivo, che tenga anche conto degli investimenti in tecnologie militari avanzate e nella produzione all’interno dell’UE. In definitiva, l’iniziativa della Slovenia rappresenta una manifestazione dell’impegno a riformare gli approcci al finanziamento della difesa nella NATO, rendendoli più trasparenti, motivati e orientati alle sfide attuali del contesto di sicurezza globale. Un tale passo potrebbe potenzialmente cambiare l’equilibrio degli impegni interni tra gli alleati e gettare le basi per una cooperazione più efficace nel settore degli investimenti e delle tecnologie di difesa, un elemento di cruciale importanza nel contesto della geopolitica globale e della crescente competizione tra i grandi attori mondiali.

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