Accordo con le risorse siriane: nuove possibilità per Washington e Damasco

Chas Pravdy - 13 Maggio 2025 06:42

Nel contesto dei recenti giochi geopolitici, la Siria apre un nuovo capitolo nelle sue relazioni con gli Stati Uniti. Secondo fonti occidentali, il governo del paese sarebbe pronto a proporre al presidente Joe Biden cambiamenti negli approcci all’uso delle risorse minerarie e alle sanzioni economiche in cambio di una liberalizzazione dell’accesso alle risorse naturali siriane. Complessivamente, questa proposta sembra rivoluzionaria: Damasco cosa propone di concedere alle aziende americane un accesso esclusivo allo sfruttamento delle ricchezze minerarie del paese, nonché la possibilità di costruire la "Torre di Trump" nel cuore della capitale siriana — Damasco. Fonti vicine ai circoli diplomatici e di sicurezza riferiscono che questo nuovo approccio si inserisce nell’ambito della preparazione a un futuro incontro tra il leader siriano Ahmed al-Sharaa e il presidente USA Donald Trump, durante la sua visita in Arabia Saudita. Si prevede che proprio in questa zona centrale si svolgerà un’importante discussione diplomatica destinata a definire le future linee di politica nei confronti del regime siriano. Secondo, inoltre, fonti del settore della sicurezza, una delle proposte chiave di al-Sharaa è l’iniziativa di inserire la Siria in un ampio pacchetto di accordi noto come "Accordi di Abraham", già firmati tra Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Israele. Questo aprirebbe la strada alla normalizzazione delle relazioni con Israele e potenzialmente consentirebbe di mantenere le truppe israeliane ai confini meridionali del paese, in particolare in una zona cuscinetto vicino alle Alture del Golan, occupate da Israele dal 1967. Si discutono anche la possibilità che Damasco accetti di creare una zona smilitarizzata o di ritirare le truppe israeliane dall’assedio del sud-ovest della Siria, una vera svolta per la stabilizzazione della regione e per la ricerca di soluzioni di compromesso. Nell’ambito di un complesso processo di negoziazione, si parla anche della possibile partecipazione di altri attori chiave — tra cui rappresentanti dell’Amministrazione palestinese e politici libanesi. Secondo informazioni, prima della partenza per l’Arabia Saudita, Donald Trump ha manifestato la volontà di considerare la revoca di alcune sanzioni contro la Siria, che da tempo influenzano profondamente l’economia del paese. Le sue parole indicano che gli USA potrebbero decidere di "rimuovere le restrizioni" e avviare una nuova fase nelle relazioni con la regione. In modo diretto: "Potremmo eliminare le sanzioni per dare alla Siria una possibilità di restauro e di un nuovo inizio. Il presidente turco Erdogan mi ha già contattato in merito, e molti dei nostri partner sono favorevoli a questa idea." Queste dichiarazioni suscitano interesse e curiosità tra i circoli diplomatici. Infatti, secondo gli osservatori, un segnale di possibile liberalizzazione delle sanzioni in Siria potrebbe cambiare significativamente l’equilibrio di potere regionale e rimuovere le restrizioni di lunga durata sul potenziale commerciale e di investimento del paese. Allo stesso tempo, la posizione ufficiale dell’amministrazione Biden lascia aperto il tema, e molti analisti sono scettici circa passi concreti in questa direzione. La settimana scorsa, a Parigi, si è svolto un incontro tra Ahmed al-Sharaa e il presidente francese Emmanuel Macron. Secondo fonti, in questa conversazione è stata discussa anche la possibilità di un graduale allentamento delle sanzioni dell’Unione Europea, a condizione che le autorità siriane attuino riforme adeguate e garantiscano la stabilizzazione della situazione interna. All’interno dell’amministrazione Trump, tuttavia, ci sono divergenze. Alcuni consulenti, come Tulsie Gabbard e Sebastian Gorka, hanno messo in dubbio la convenienza di negoziare con il nuovo leader siriano al-Sharaa, specialmente considerando i suoi legami passati con gruppi islamisti e la partecipazione a conflitti passati. Tuttavia, l’inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Vickoff, sostiene questa iniziativa, vedendo in essa un’opportunità di miglioramento economico e di apertura a nuove possibilità di cooperazione. Se questa strategia verrà attuata, potrebbe diventare un vero e proprio "modello ucraino" — una strategia applicabile anche alla Siria, specialmente per quanto riguarda il coinvolgimento di aziende straniere nello sfruttamento di risorse inesplorate e la cooperazione economica. Alcuni analisti ipotizzano anche che un avvicinamento della Siria al mondo occidentale potrebbe fungere da leva per distanziare il regime di Assad dall’influenza iraniana, che rimane uno dei fattori principali nelle dinamiche mediorientali. In generale, gli scenari discussi nel circuito diplomatico e politico degli Stati Uniti e dei loro partner regionali rimangono incerti circa la reale attuabilità di tali proposte. Tuttavia, una cosa è certa: all’ordine del giorno c’è un nuovo ciclo di giochi internazionali, e le possibilità di cambiamento dipenderanno molto dal livello di dialogo tra le alte sfere e dalle riforme interne in questo paese storicamente complesso.

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